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Napoli, media-gol da primato: Sarri sfida la storia

FOTO MOSCA
La vetta solitaria della classifica si accompagna al primato di marcature, ben 25 in 7 gare: i ragazzi di Sarri hanno una media di 3,57 reti a partita, la proiezione supera i record di Torino (125) e Milan (118)

NAPOLI - È la somma che fa la differenza (enorme): e tre più tre più tre più sei più quattro più tre più tre lascia (persino) una traccia di Storia, un solco che conduce nell’Olimpo degli dei, fianco a fianco con il calcio che vive (ancora, per sempre) e che rimane però per il momento un puntino in lontananza.  Si scrive Napoli e si avverte un brivido - per gli esteti, per gli amanti della statistica - che alla venticinquesima «ola» in campionato, ma in appena sette gare, imprime un marchio a fuoco su quel ch’è stato e lascia immaginare ciò che potrà accadere: sono 3,57 gol a partita, un ritmo incontrollabile, si direbbe scioccante, ma soprattutto una proiezione impressionante, capace di sgretolare qualsiasi precedente, di demolire ogni opposizione dialettica, di confluire in una dimensione seriamente favolistica da 135 (centrotrentacinque) reti in trentotto giornate.

ESONDA - È il calcio made in Naples che ormai s’è costruito un suo cliché, sa di inclinazione e magari è vocazione artistica che si è fusa nel mercato del 2013 di Benitez e di Riccardo Bigon (Callejon, Mertens, Higuain) con ciò che c’era (Insigne, Hamsik) e con tutto quello che poi è arrivato in questo biennio con il direttore sportivo Giuntoli e in panchina Maurizio Sarri.  È una scelta ormai filosofica, un atteggiamento, una postura, una tendenza ad essere gustosissimo, a piacere (magari anche a piacersi) in una verticalità quasi assoluta, una forza devastante dentro come un’onda anomala che si abbatte su chiunque: nel 2014, al termine del Rafa-1, furono 77 i gol in campionato (e 104 in assoluto) e poi, nel Rafa-2, fu toccata ancora (complessivamente) quota centoquattro, vette apparse teoricamente inaccessibili, invece esplorate, anzi cancellate, pardon ricostruite, con gli exploit dell’attuale tecnico azzurro, che in due anni è arrivato prima ad ottanta e poi a novanta (anzi a centoquindici nel totale, coppe comprese) e che adesso va persino oltre, senza che possa esistere una percezione definitiva del traguardo.

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