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Da Maradona a Sarri, la metamorfosi del Napoli: il mondo celebra il gol globale di Hamsik

Se Diego a Messico '86 stese l'Inghilterra dribblando tutti con undici tocchi, a Cagliari il nuovo capitano ha chiuso un'azione che ha coinvolto tutta la squadra, Reina compreso. Tutti ne parlano

ROMA - «Ci sono sogni simbolici - sogni che simboleggiano una realtà. Poi ci sono realtà simboliche - realtà che simboleggiano un sogno». A scriverlo è il giapponese Haruki Murakami, autore culto di questo inizio millennio, che forse non pensava al Napoli ma sembra - senza farlo apposta - riferirsi a quello che sta accadendo all’ombra del Vesuvio. Già, perché la squadra di Maurizio Sarri è ormai una realtà ma non ha smesso di simboleggiare un sogno. Il sogno di riprendersi finalmente lo scudetto dopo il secondo e ultimo griffato Diego Armando Maradona, datato 1990. Sono passati 28 anni, un’eternità nel calcio e ancora di più in una città che di pallone vive e si innamora. Un digiuno lunghissimo, che ha una spiegazione semplice: un altro ‘Pibe de Oro’ non è più comparso sul pianeta Terra e nel calcio di oggi è impensabile strappare al Barcellona il numero 10 che più si avvicina all’originale, Lionel Messi, come riuscì invece a fare Ferlaino nel 1984 con Maradona. Per provare a realizzare di nuovo il sogno si sono dunque battute altre strade e invece del Napoli di Diego ora c’è il Napoli di Sarri. Una metamorfosi lunga quasi tre decenni che pare essersi definitivamente compiuta a Cagliari, dove è successo qualcosa di staordinario come straordinario fu l’argentino nel Mondiale del 1986. In Messico fu lui a battere l’Inghilterra praticamente da solo ai quarti, prima con la ‘mano de dios’ e poi dribblando tutta la squadra avversaria e toccando il pallone undici volte prima di dargli il permesso di rotolare in porta.

DA DIEGO AL GOL GLOBALE - Undici tocchi, come il numero dei componenti di una squadra che in quell’occasione si limitò ad ammirare da una posizione privilegiata e con gli occhi sgranati lui, il più forte di sempre, scrivere la storia. Una filosofia praticamente opposta aquella di Sarri che - ancor di più dopo la partenza di Gonzalo Higuain - fa invece del collettivo la sua forza. Una specie di orchestra il Napoli di oggi, dove non c’è più un Maradona capace di stracciare gli schemi e fare tutto da solo, ma dove tutti gli undici in campo sono funzionali a un’idea. Questo è accaduto nel 5-0 di Cagliari in occasione del terzo gol, arrivato al 61’ dopo che ognuno degli azzurri - Reina compreso - ha toccato il pallone nell’azione che ha portato alla rete. Una sequenza interminabile, un "gol globale" di cui tutto il mondo parla e che tutto il mondo celebra: Callejon, Hysaj, Hamsik, Insigne, Albiol, Allan, Mario Rui, Reina, Koulibaly, Mertens, di nuovo Hamsik e Insigne e infine ancora Hamsik. È non è un caso che sia stato prorio lo slovacco, il capitano di oggi capace di spodestare di recente lo stesso Diego dal trono dei marcatori più prolifici nella storia del club, a coronare un’azione capolavoro. Leader di un gruppo dove non nessuno è al di sopra dello spartito, Hamsik sembra così raccogliere simbolicamente un testimone rimasto vacante da ormai troppo tempo, dando così ai tifosi azzuri un motivo in più per pensare che - forse - questa può essere davvero la volta buona...

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