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Il camaleonte di Ancelotti

Il Napoli è una squadra camaleontica e, quando il gioco si fa duro, i camaleonti Luperto, Rog e Verdi entrano in campo. Ma il camaleonte massimo è Insigne, dato per sofferente e invece fa due gol. Disorientamento della filosofia titolarissimi e apprezzamento del nuovo che avanza. Sono 19 sinora i giocatori utilizzati da Ancelotti. Il Napoli stravince a Torino ed è il primo Napoli di Ancelotti, il Napoli camaleontico che non pettina le bambole, ma gioca veloce e incisivo.

Il Napoli camaleontico è Verdi che parte a sinistra e Insigne che parte dove vuole e porta in vantaggio il Napoli. E’ Insigne che si allarga a sinistra ed è Verdi che va al centro per il raddoppio. E nessuno del Toro sa dove giochi Insigne e dove giochi Verdi. E’ Hamsik che ferma in takle Rincon, arretra, controlla e poi va al tiro. E’ Callejon che prende tante botte e un palo ma si rialza. E’ il ragazzo Luperto che non fa esclusivamente il difensore, avanza e crossa per il primo gol azzurro. E’ Mertens senza fissa dimora. E’ Zielinski che entra per Verdi e con uno strappo dà il via al terzo gol. E’ Hysaj che gioca a destra e a sinistra. E’ Albiol e Koulibaly che non lasciano un pallone a Belotti e Zaza.

E’ il camaleontismo che cancella il sarrismo. Perché del possesso-palla il Napoli di Ancelotti se ne infischia (48%), invece tocca veloce la palla nella mattinata caldissima di Torino, la bagnacauda torinese, e dovrebbe scoppiare dopo un inizio arrembante e il vantaggio di due gol. Ma il Napoli camaleontico rifiata (il Torino accorcia su rigore), ma poi rinasce, dilaga, si diverte, attacca.

Nel Napoli camaleontico chi resta se stesso è Allan quando entra per Rog e fa Allan, cioè non cede un solo pallone. Ma il Napoli camaleontico è anche Rog che si fa ammonire ma fa una gran partita, non è più il ragazzo sfiorito in panchina. Il Napoli camaleontico è la squadra che fa una strepitosa intensità difensiva, e Ospina non deve fare una sola parata, e quando Maksimovic entra per Luperto fa il difensore inappuntabile da che era inaffidabile e fuori dagli antichi schemi.

Il Napoli camaleontico di Ancelotti è una squadra che non gioca più di uncinetto, ma usa la sciabola e fa correre il pallone (i telecronisti assicura che il pallone non suda), è una squadra che spiazza il Torino partendo alla grande, cancellando i vecchi morbidi approcci, e dimentica di avere giocato e rigiocato cinque giorni prima a Belgrado. Il Napoli camaleontico è pieno di risorse e sorprese. E’ la squadra che scopre il gusto del contropiede, delle ripartenze, del dai e vai a un tocco. Il girotondo è morto e seppellito. Ancelotti non ama il girotondo. Ancelotti è essenziale, verticale, magistrale. E’ l’allenatore che fa i cambi giusti dando un assetto e un aspetto diversi alla partita. Ancelotti non è una di quelle stelle che stanno a guardare. Ancelotti agisce, decide. Non cambia mai per cambiare, ruolo per ruolo, alternativa per alternativa, ma i cambi sono camaleontici per una squadra camaleontica, mutando la scena, mischiando gli interpreti, confondendo gli avversari.

Questo, dunque, è il Napoli di Ancelotti. E, se così è e sarà, l’anti-Juve è sempre il Napoli mentre cincischiano le squadre del folgorante calciomercato. Il Napoli è uscito dall’ombra delle nostalgie e delle incertezze. Il Napoli è bello su Dasòn, si dice Dasòn, tre partite, tre vittorie. Improvvisamente, ha ripreso energia. A Torino ha vinto di squadra, tutti in difesa, molti all’attacco, e i centrocampisti discussi (che sarà mai una linea con Callejon, Rog, Hamsik e Verdi?) hanno stracciato il centrocampo a cinque del Torino, il trappolone di Mazzarri che non ha funzionato, non ha avuto vita, anticipato e preso in velocità.

Il Napoli camaleontico di Ancelotti è questa sorpresona di Torino dove molte erano i dubbi e molte le insidie. Ma Ancelotti aveva il camaleonte in tasca.

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