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Insigne, numeri da centravanti vero

Getty Images
Sei gol nelle prime nove partite stagionali: la nuova posizione lo ha reso sempre più decisivo

NAPOLI - Ormai è chiaro: ce l’ha con Klopp. Così, per simpatia. Forse perché gli piace l’anima rock d’un allenatore che, a pelle, ti resta dentro. O magari, semplicemente, perché è scritto da qualche parte, magari tra le stelle. Ne sono successe di cose in cinque anni, e ci mancherebbe, e non ci si può distrarre un attimo - non avrebbero dovuto quelli del Borussia Dortmund, né i difensori del Liverpool - per intuire che sarebbe capitato ancora dopo che quella punizione, nel debutto in Champions, planò nella favola: gli scugnizzi non scadono mai, men che meno al novantesimo, e stavolta c’è voluto altro, arpionare un sogno e trasformarlo in delirio. «Voi mi chiedete cosa ancora mi manchi per diventare un calciatore di statura internazionale e io vi dico che non lo so, ma so per certo che lavorerò per migliorarmi sempre». In ventiquattro ore, cosa volete che siano?, Lorenzo Insigne ha preso il pallone e se lo è portato in giro per la via Lattea: nella galleria dei trofei personali, ora entra pure il Liverpool, e già c’erano, oltre al Borussia Dortmund, anche il Manchester City e il Real Madrid, così imparano quei «lazzaroni» dalla lingua avvelenata a considerarlo un campioncino part-time, un uomo da partite irrilevanti, come se il Milan, l’Inter, la Juventus, la Roma, la Lazio appartenessero al sottobosco.

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