Corriere dello Sport

Rendi la tua esperienza speciale

Home

Calcio

Formula 1

Moto

Motori

Basket

Tennis

Altri Sport

Stadio

Foto

Video

Corriere dello Sport

LIVE

Napoli, De Laurentiis: «Il mio Carletto resta sei anni»

Il presidente azzurro: «Ancelotti mi ha telefonato da Ischia, felice ed entusiasta. Prima del Liverpool l’avevo sentito alle 7. Mi ha detto: vinciamo»

NAPOLI - Davanti a quello spettacolo della natura, su una terrazza con vista sul mare che bagna Napoli, è inevitabile perdersi tra lo spazio e il tempo: ed è lecito ondeggiare, restando rapiti dall’incanto dell’orizzonte nel quale s’intrufola ogni frammento di una vita da Aurelio De Laurentiis, il cinema, il calcio, i figli, la famiglia e le meraviglie d’una città sempre uguale a se stessa (nonostante tutto). De Laurentiis e il passato, De Laurentiis e il presente, De Laurentiis e il futuro, De Laurentiis e ciò che vorrà il destino (da programmare, dunque da indirizzare però, perché il Progetto ha un senso), De Laurentiis e Ancelotti, ma anche tutti i capitoli di questi tre lustri che riemergono come un’onda anomala travolgente, tra una riunione per il San Paolo e un cellulare impazzito dal quale s'erge, improvvisa, l’ipotesi che un giorno, e magari neanche così lontano, pure questo stadio possa avere due megaschermi: una proiezione verso l’infinito del Napoli, della Napoli di De Laurentiis, accarezzata con tenerezza, quasi cullandosela, per ciò ch'è stato sinora quel rimbalzo lieve d'un pallone che lascia un'eco dolce e accattivante.

Per cominciare: ma quando nasce in De Laurentiis la “pazza”idea Ancelotti?
«Erano anni che avevamo contatti telefonici, ogni tanto Carlo si informava di nostri calciatori e io con lui dei suoi. Mi aveva colpito il suo equilibrio ma anche la sua educazione, perché quando intuiva che non ci sarebbero stati margini per trattative non insisteva». [...]

Ma con Ancelotti la scintilla quando c’è stata?
«A me è sembrato che quest’appuntamento fosse scritto nell’universo calcistico, come se l’avesse deciso il destino: ci sono voluti cinque minuti, dico cinque, per arrivare all’accordo. La negoziazione più rapida dei miei circa quindici anni di calcio. Poi è venuto un avvocato, bravissimo, e sono stati sufficienti altri cinque minuti a me e a Chiavelli, l’amministratore delegato, per definire ogni dettaglio».

E ora?
«L’altro giorno Carlo era a Ischia, mi ha telefonato entusiasta: Aurelio, io qui ci potrei restare anche sei anni».

Siamo già nel futuro...
«Con lui si vive un rapporto umano, discutendo amabilmente dei reciproci interessi. E se parlo dicalcio, non si offende: prima del Liverpool, al mattino, gli ho telefonato... ».

Alle sette, anche a lui...?
«Diciamo. E così, ho espresso pareri. E lui con garbo, autorevolezza e autorità, mi ha detto: presidè, stai tranquillo, la vinciamo. L’ho preso in parola e all’87esimo ho detto: ma vuoi vedere che succede? E’ successo. Non può capire la mia reazione».

Argomenti base delle chiacchierate con Ancelotti.
«Spaziamo. E comunque, per dire, mi tocca anche subire delle correzioni sul mondo cinematografico, del quale è esperto: ma lui ne approfitta perché è più giovane di me ed ha una memoria più fresca».

Leggi l'intera intervista sull'edizione odierna del Corriere dello Sport 

Corriere dello Sport in abbonamento

Insieme per passione, scegli come

Abbonati all'edizione digitale del giornale. Partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi