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Osimhen diventa Air Victor: colpo di testa mostruoso alla Cristiano Ronaldo

L’attaccante nigeriano del Napoli con il Torino è salito sul gol a 2,52 come a Leicester, solo 4 centimetri in meno del portoghese

Ma dove è arrivato? E mentre quel pallone che gira, gira, gira e sembra si perda tra le ombre della notte, Victor Osimhen scende dall’astronave e atterra tra gli umani, lasciando dietro di sé uno stadio stordito per quel capolavoro che sa di varie cose: «È il gol più importante della mia carriera». L’ottava sinfonia di questo bimestre stellare arriva mentre intorno al Napoli s’allunga uno «spaventatore» travestito da Toro che sta rovinando la serata e la classifica: e in quel preciso istante, nella ressa di un’area affollata, tra parabole piene di veleno, Victor Osimhen si stacca dal suolo, o forse plana dalle alture del suo mondo, e se ne sta da capolista a godersi il panorama. Air Victor arriva a impattare a 2 metri e 52 centimetri (come già successo a Leicester), solo 4 centimetri in meno di Cristiano Ronaldo a Marassi contro la Samp (l’asso portoghese era salito a 2,56).

Napoli, segna sempre Osimhen 

Cinque reti in campionato, tre in Europa League e uno, fresco fresco, in Nazionale, raccontano questo bimestre da fenomeno d’un attaccante che ora ha davanti a sé, in Europa, solo Benzema e Haaland nella classifica cannonieri dei tornei più prestigiosi, quelli che rappresentano la testimonianza del talento e offrono la certificazione per accomodarsi nell’Olimpo degli dei del gol. L’ha vinta (soprattutto) Osimhen, in una serata sofferta, divenuta complessa per il rigore che Milinkovic ha parato a Insigne, poi diabolica con il palo che a Lozano ha strozzato l’urlo in gola: al resto, a chiuderla, a dissipare qualsiasi preoccupazione, ci ha pensato “mister 50 milioni di euro”, il calciatore più costoso della storia del Napoli, che ha provveduto a salire sull’otto volante e a regalarsi il controsorpasso sul Milan

Osimhen, una striscia super

La sua stagione, cominciata troppo tardi, tutta colpa di quel rosso rimediato alla prima giornata con il Venezia, è diventata straripante e le statistiche lo sottolineano: otto reti in 660 minuti, decisivo a Leicester - con la doppietta per agguantare gli inglesi; poi a Udine e a Marassi con la Sampdoria, per lanciare il Napoli verso successi agevoli; con il Cagliari, per stapparla e poi sigillarla, conquistando il rigore; e determinante persino quando non ha segnato, come a Firenze, dove però per fermarlo, ma in area, è stato necessario usare le maniere forti. Però contro il Torino, e ormai stava finendo, mancava una decina di minuti, circa un quarto d’ora con il recupero poi concesso, c’è voluto altro, quello stadio che lo ha rapito. Volare gli piace. 

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