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Napoli, contro il Leicester un'impresa da 10

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Nella sfida di Europa League, Spalletti alle prese con una grande emergenza punta su una mediana inedita e pochi cambi

NAPOLI- Se fosse una serie, quelle che adesso vanno di moda, evitando le brutalità ed edulcorandola un po’, sarebbe «Squid game»: ogni giorno ne capita una, e alla fine, contandoli, ne sono rimasti sedici. Il conto non torna, e però semplifica «maledettamente» la settimana, perché in questi quattro giorni in cui già bisogna giocarsi una fetta di sé, per uscire dagli equivoci ed infilarsi nel turnover, i cambi del Napoli sono più o meno annunciati, e la scelta viene indirizzata dalle partite e un po’ anche dal destino. Ci sono due portieri, e un terzo ch’è giovane; quattro difensori che potrebbero diventare cinque se Manolas, riuscendo a guarire dalla gastroenterite, oggi finisca per aggregarsi alla compagnia; due mediani da sistemare davanti alla difesa; quattro uomini per andare a riempire le linee; e due centravanti. Visto che l’aritmetica non è mai stata un’opinione, giocando con la propria natura rivoluzionaria, Spalletti può provare ad inventarsi altro, la difesa a tre o Elmas e Zielnski che s’alternano in due zone del campo, però è la somma (o forse la sottrazione) che finisce per fare la differenza. Il Leicester, of course, è la preoccupazione che cattura i pensieri d’una squadra decimata e comunque capace di offrire, contro l’Atalanta, dimostrazione del proprio vissuto, d’un talento che Spalletti ha lucidato ed ha trascinato oltre gli alibi di maniera: si gioca egualmente (e bene) pure quando l’accanimento della sorte sembra trasformarsi in maledizione. L’Europa League è un traguardo che dista una vittoria e in una notta da dentro o fuori, Spalletti si trova con le spalle al muro e un orizzonte da disegnare attraverso la propria cultura e una capacità di innovare o di restaurare che cn l’Atalanta lo ha spinto a riscoprire la difesa a tre. [...]

Napoli, serve luce in mezzo al campo

[...] Ma per non farsi mancare, in questo autunno gelido, al Napoli serve luce anche in mezzo al campo, dove si sono spente le luminarie, con la resa - in sequenza - di Fabian Ruiz e poi di Lobotka, l’ultimo regista strappato da Spalletti dall’elenco dei superstiti. Dato che in media sta virtus, e senza neanche Anguissa ma con Demme che si è appena rialzato dal letto dopo una quindicina di giorni in compagnia del Covid, il Napoli insegue lampi di normalità (e semmai anche di genialità) da chi in genere inventa altrove: Zielinski ed Elmas sono gli unici indiziati per andare a far da sostegno all’interditore tedesco ed il resto sarà affidato a un «ciak», sedicesimi di finale, ottavi oppure persino una settima di riposo, nel prossimo febbraio: la differenza è semplicemente racchiusa in una notte. 

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