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Il Napoli rifà i conti: che risparmio con gli addii di Insigne e Manolas!

Dalla cessione del difensore agli altri tagli al monte ingaggi che arriveranno a giugno. E in scadenza ci sono anche Ospina (piace a Real Madrid e Inter) e Mertens

NAPOLI - Le pubbliche virtù sono racchiuse in quei faldoni che sottolineano il precario stato di salute del calcio italiano: e per restare nella cerchia ristrettissima (con Fiorentina e Spezia) di chi se la passa bene, e non ha nulla da dover riconoscere alle banche, l’unica strategia è l’Idea, possibilmente vincente. In quel bilancio nel quale c’è una voce - il monte ingaggi - che fa impallidire, arriverà - se non dovessero esserci crolli inaspettati e imprevedibili - una boccata d’ulteriore energia dalla qualificazione in Champions League: ma il costo del lavoro incide, ha un peso rilevante, e per concedersi un futuro senza ansia, né patemi, il Napoli dovrà provare a contenere certe abitudini e a rivedere un po’ gli stipendi, divenuti di primissima fascia e perfettamente in linea con la consistenza del club. 

Dai primi interventi al futuro

A dicembre, a sorpresa, il primo addio è servito per ridimensionare le spese e l’addio di Manolas, tornato in Grecia, ha prodotto un risparmio sostanziale e soprattutto sostanzioso: i suoi 4 milioni e 200 euro sono magicamente spariti dalle uscite e quell’«ossessione» di un contratto con scadenza 2024, altri sedici milioni lordi, è servito per sgrossare un’eccedenza. Ma altro sta per succedere: Lorenzo Insigne ha già firmato con il Toronto, la sua casetta (d’oro) in Canada è prenotata e il Napoli perderà un capitano e però anche l’onere di quei quattro milioni e mezzo (il doppio, ovviamente per gli aggravi fiscali) che gli riconoscerà sino al 30 giugno. [...] La politica per il futuro prevede investimenti mirati, calciatori possibilmente giovani e però di talento sui quali lanciarsi, rielaborazione degli ingaggi, da riuscire a contenere entro una soglia accettabile, che dìa la possibilità di non ritrovarsi, se il campo dovesse essere impietoso, nelle stesse condizioni del recente passato, quando la rivoluzione del 2020 è costato un sacrificio impressionante. Il Napoli senza Insigne e Mertens, senza Ghoulam e Ospina, già senza Manolas dà una bella sforbiciata - una quarantina di milioni circa - utile per riscrivere le tavole della propria filosofia aziendale, nella quale non è previsto alcun taglio all’ambizione. Quella rimane, con prezzi più modici: i soldi non sono tutto ma restano «tanto». 

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