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Napoli, perchè non tutto è perduto

FOTO MOSCA

Se c’è una luce in fondo al tunnel, e sarà sicuramente flebile, val la pena di seguirne la scia, almeno sino a quando non verrà vietata qualsiasi forma d’illusione. Però mentre le streghe si prendono pure l’anima, il Napoli sa bene che nel “dolore” - persino fisico - per quello strappo al sogno, c’è l’energia fresca per (ri)costruire se stesso e quel macro-universo che lo circonda. La risposta più emozionante ch’è arrivata in una giornata sbagliata - l’applauso dei 50mila e quell’invito a credere ancora in qualcosa che si chiami scudetto - trascina il Napoli in una dimensione nuova, lo rende partecipe e forse protagonista d’un mutamento culturale, nel quale la sconfitta va accettata evitando catastrofismi di pancia, e ribadisce che in questa stagione, silenziosamente, s’è avviata una specie di rivoluzione ambientale: la quinta sconfitta in campionato al “Maradona”, l’ottava stagionale nel giardino di casa, ha semplicemente diffuso una comprensibile delusione di massa, l’effetto naturale d’uno shock calcistico, tutto qua.

E però è il clima che ha stupito, la matura partecipazione, l’invocazione, l’applauso, la cruda consapevolezza che nello sport c’è chi vince e c’è chi perde, che il destino a volte possa prendere tangenziali o che un’avversaria, stavolta la Fiorentina, sappia essere migliore, più brava, più spavalda e più padrona di una partita. Il Napoli ha già la qualificazione in Champions League nel freezer, l’ha afferrata in anticipo, attraverso una stagione che vivrà in qualche rimpianto e però adesso nella certezza d’essere stata simbolo d’un processo evolutivo che va sfruttato, attraverso le Idee, gli investimenti mirati, l’inevitabile rielaborazione d’un Progetto che ha basi ampie, incoraggianti e addirittura appaganti, poste da una società che ha saputo proiettarsi oltre la normalità, di un’area tecnica che è stata in grado di cogliere i talenti in prospettiva e di Spalletti, che ha rivoltato le sensazioni di smarrimento trovate tra le ceneri del quinto posto di maggio. Ma, soprattutto, la diversità stavolta è in Napoli e questo segna un confine netto con il passato, forse persino con la Storia, con il proprio vissuto e con la tendenza a sgretolarsi. Sembra un messaggio lanciato nel cielo gonfio d’amarezza ma sorridendo: vada come vada, e in 540' chi può dire cosa accadrà?, resta un (clamoroso) successo.

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