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Spezia-Napoli, scontri tra tifosi allo stadio e fuori: la ricostruzione

ANSA

Dai lanci di fumogeni ai cori razzisti, fino alla violenza fisica: nella gara sospesa per 12 minuti al Picco è successo di tutto. I sostenitori di casa hanno invaso il terreno di gioco mentre tecnici e calciatori cercavano di riportare la calma

Dopo la partita Luciano Spalletti dirà che quanto è accaduto ieri dentro e fuori lo stadio Picco di La Spezia è un qualcosa che spezza il cuore, e come dargli torto, ma al commento amaro e signorile dell'allenatore del Napoli bisogna aggiungere altro: vergogna. La vergogna dei violenti che sporca lo sport, il calcio, l'ultima giornata della stagione e la festa che Spezia e Napoli volevano dedicarsi per la salvezza e la Champions conquistate con merito sul campo e dedicare alle bandiere di nome Insigne, Erlic e Ghoulam, tutti alla passerella finale. Nessuno dei loro tifosi li dimenticherà, questo è certo, ma il grande rammarico è che le rispettive ultime con le maglie azzurre e bianche saranno abbinate al ricordo degli scontri tra frange violente di personaggi accostati al concetto di tifosi senza averne alcun diritto. I fatti: c'è un prima, un durante e un dopo. Ma a finire in copertina è quello che accade all'undicesimo del primo tempo: in Curva Piscina, occupata per una metà dai sostenitori dello Spezia e per l'altra da quelli del Napoli, comincia un lancio di fumogeni e bottigliette, e alcuni tifosi napoletani provano a scavalcare la barriera divisoria cercando lo scontro fisico. Dall'altra curva, la Ferrovia, alcuni tifosi dello Spezia partono di corsa attraversando il campo e l'arbitro Marchetti sospende la partita. Per dodici minuti. Ma gli scontri riprenderanno fuori. Completando la vergogna.

Allo stadio

E allora, la mano violenta del tifo stritola ancora il calcio. Che a La Spezia la giornata sarebbe stata complessa, nonostante l'aria da ultimo giorno di scuola e una festosa invasione di bambini già programmata a fine partita, s'era intuito intorno a mezzogiorno per le strade della città: a Viale Garibaldi, non lontano dallo stadio, la Polizia è costretta a sedare i primi scontri tra tifosi del Napoli giunti a bordo di due pulmini e tifosi dello Spezia. Un prologo violento cui segue l'ingresso al Picco dei circa 1.200 sostenitori al seguito di Insigne e compagni: i classici e beceri cori di violenza e provocazione partono da tutti i settori e non hanno colore e bandiera. L'atmosfera è tesa e dopo il gol di Politano, al quarto minuto, gli animi esplodono: in curva Piscina, condivisa dalle due tifoserie separate da una barriera in plexiglass e dal cordone degli steward, comincia un fitto e reciproco lancio di fumogeni, bottiglie e altri oggetti. Poco dopo, alcuni napoletani provano a scavalcare la barriera per andare allo scontro fisico con gli spezzini a colpi di aste (di bandiera); dall'altro lato dello stadio, intanto, alcuni tifosi dello Spezia lasciano la Curva Ferrovia in cerca dello scontro con i napoletani della Piscina e invadono il campo correndo: Thiago Motta e i suoi provano a fermarli. Spalletti, Mertens, Insigne e Koulibaly, invece, si precipitano sotto la curva dei propri tifosi con lo stesso intento: placare gli animi. L'arbitro Marchetti sospende la partita, mentre l'intervento delle forze dell'ordine è tardivo. Dodici minuti dopo, una volta ripristinata la calma, il funzionario della Digos e responsabile del servizio d'ordine, il dottor Cariola, consente la ripresa del gioco.

E fuori

I cori discriminatori, razzisti, violenti e provocatori impazzano fino al novantesimo, e l'ingresso in campo di una ciurma di bimbi in festa è soltanto un lampo nel buio. Nelle tenebre di una vergogna che continua anche dopo, anche all'esterno del Picco: alcuni mezzi della colonna di auto, pulmini e bus occupati dai napoletani in partenza, infatti, vengono bloccati e presi letteralmente d'assalto da un gruppo di tifosi dello Spezia con spranghe e cinture, e soltanto l'intervento dei celerini spegne l'agguato. «Quello che è avvenuto a La Spezia è assolutamente indegno, non ci possono essere giri di parole», dice il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. «Il calcio non può essere ostaggio di incivili e violenti: la risposta delle istituzioni deve essere forte e coordinata, mi auguro che vengano accertate quanto prima tutte le responsabilità». Il primo bilancio degli scontri parla di quattro feriti e tanti steward contusi e medicati sugli spalti.

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