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Napoli, il modello che sfila per l’Europa

Se gli affari sono affari, come insegnano alle scuole-calcio, per accorgersi quale sia il livello di competenza del Napoli, la sua prodiga e straordinaria evoluzione, basta rivolgersi alla casalinga di Voghera, una maestra d’equilibrismo quotidiano per riuscire a sfangare una vita grama. Visto che in questo mondo, quello del football contemporaneo, imperversano gli sceicchi, i fondi, le multinazionali, e l’euro scivola (a volte) prepotentemente ben al di là delle proprie possibilità, Aurelio De Laurentiis ha offerto sin dal 2004 linee-guida da rispettare rigorosamente, però senza mai rinunciare a farsi un bel giro sulla giostra.

Napoli, mercato eccellente

La capolista della Serie A, che poi sarebbe anche la leader del girone A di Champions League, quest’estate ha vissuto la propria crisi esistenziale, ha sentito sgretolarsi il terreno della credibilità sotto i propri piedi, e mentre se ne andavano uno dietro l’altro Ghoulam, Insigne, Malcuit, Mertens e Ospina a parametro zero, ha “accantonato” - si fa per dire - i 40 milioni di Koulibaly al Chelsea, i 23 di Fabian Ruiz al Psg, i 4 di Luperto all’Empoli, i 2,5 (più 14 per il riscatto) di Petagna all’Empoli e poi li ha lanciati sul mercato: 2,5 per Simeone (e con riscatto libero), 5 per Ostigard, 10 per Kvara, 12 per Olivera, 13 per il riscatto di Anguissa, 18 per Kim, 30 per Raspadori. Per sistemare la differenza tra spese e incasso, una ventina di milioni di euro circa, è stato sufficiente semplicemente intervenire sul monte-ingaggi, riducendolo di un 30%, e poi dare un’impennata ai propri sogni, che in questa deliziosa “riffa” che va in onda tra il martedì e mercoledì sparge spettacolo e pure danaro: 2,8 a vittoria non sono pochi e sono stati utili per pagarsi (praticamente) Kvara; gli altri soldi che pioveranno, tutti quelli che appartengono ad un linguaggio che pare arido (benefit per il ranking, minimi garantiti, market pool) e che invece è assai generoso, torneranno utili eccome.

Napoli, un modello che sfila per l'Europa

Perché se c’è un segreto, e sarà pure quello di Pulcinella, il Napoli ha deciso di rivelarlo pubblicamente, con questa “lezione” che ad Amsterdam ha toccato vette epiche o leggendarie o semmai divine: bisogna reinvestire con coraggio, cavalcare il modernismo, tuffarsi come rabdomanti su mercati nuovi e forse inesplorati, uscire dagli schemi del conformismo, spogliarsi dai luoghi comuni del manierismo di facciata, essere freddi nelle analisi però lasciando che il cuore batta come pure a Wall Street. La borsa è la vita e Adl l’ha lasciata nelle mani di Giuntoli e di Spalletti, di un tandem che si sta rivelando esplosivo, d’una chimica che al mercato non si può comprare, non è mica l’amalgama, ma che illumina a cielo aperto. Il Napoli ora dà di nuovo la sensazione di essere una squadra di respiro internazionale, si porta appresso o nella memoria i codici d’un calcio che appartiene alla trascinante creatività di Luciano Spalletti, e fonde l’energia d’un club con un’area scouting all’avanguardia e una storia tutta sua che dal 2010 l’ha tenuto sempre in giro nel Vecchio Continente. Che però adesso guarda dall’alto e che dal basso viene osservato con ammirazione. Sembra un modello che sfila per l’Europa.

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