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L’Europa rapita dal Napoli: unica imbattuta

Numeri da record per la squadra di Spalletti. Otto punti di vantaggio sulla seconda e zero sconfitte in campionato: nessuno così bene. Trentasette gol messi a segno con Osi magnifico capocannoniere 

INVIATO A CASTEL VOLTURNO - Se otto (8) punti di vantaggio non indirizzano un destino, e semmai vi sembrano anche pochi, ci si può sempre divertire mettendo dinnanzi allo specchio i cinque campionati più «influenti» d’Europa per accorgersi che la realtà a volte sa essere più esaltante della fantasia: quando i campionati sono ormai entrati nel vivo, e però molte altre cose devono dire, una squadra s’è staccata dalla «banalità», l’ha presa a ceffoni e l’ha sistemata negli scaffali della memoria. Quindici partite rappresentano indizi non sufficienti a stabilire le prove d’un futuro abbagliante, però oltre Napoli c’è (quasi) il vuoto, c’è il senso smarrito di una normalità che è stata cancellata con tredici vittorie e due pareggi, nessuna sconfitta - solo quelle per «scherzo» - e una imbattibilità che serve per definire le differenze, semmai ingigantirle. In questo Vecchio Continente elitario - la serie A, la Premier, la Bundesliga, la Ligue 1 e la Liga - gli otto punti di vantaggio del Napoli sulla seconda rappresentano la cartina di tornasole di una differenza plastificata da imprese (la vittoria a Milano, quelle a Roma) che sono servite per costruirsi una dimensione e una credibilità, vanno persino al di là di ciò che ha saputo costruirsi lo splendido Arsenal di Arteta (sette punti sul Manchester City di Guardiola), strapazzano la superiorità ormai storica del Psg (che deve accontentarsi di quattro punti sul Lens), devastano gli equilibri tra il Barça e il Real Madrid e riducono a ovvietà il dominio assoluto del Bayern, reso meno consistente dalla presenza fastidiosa del Friburgo ma anche della resistenza del Lipsia. 

Occhio

Il Napoli ha stagliato se stesso nell’orizzonte, l’ha addobbata di un’euforia scatenata da un calcio che appartiene a Spalletti e al Progetto innovativo di un club capace di osare, ha spalmato intorno un ottimismo che non si è trasformato in presunzione: è una felicità che giace lì, ammirando ciò ch’è stato in quattro mesi infarciti da trentasette gol - nove di quali di Osimhen, il capocannoniere - e poi abbellita pure con le veroniche di Kvaratskhelia, la spudorata fisicità di Kim, la varietà di un football che conquista e però non sradica dall'autocontrollo. 

Mercato, molto stretti i margini di manovra

Parte seconda

In quindici partite, e pure nelle sei di Champions League, il Napoli ha provveduto a raccontare se stesso, il proprio codice genetico, l’ampiezza e la profondità del calcio, una bellezza da lasciare storditi: e otto punti - la distanza (ir)rilevante dal Milan - è la sintesi di un’evoluzione ch’è ricominciata nel luglio del 2021, con il metodo-Spalletti, il collante tra le macerie economiche-ambientali ereditate dopo due anni senza Champions e quindi senza introiti e questa dimensione nuova, quasi inedita, da dominatrice. Ma questo è un elemento parziale, che nel cin-cin di Capodanno è rimasto in fondo al calice di spumante servito da Spalletti alla squadra: si chiamano statistiche, sono in continuo aggiornamento, vanno immediatamente a sbattere contro pericoli che si intravedono da vicino, in un gennaio da brividi (l’Inter domani, la Sampdoria domenica, la Juventus il 13, il derby di Salerno il 21, la prima di ritorno con la Roma di Mou il 29; e bisognerà aggiungerci rispettosamente anche la Coppa Italia). Però a volte i numeri hanno un'anima o semmai la svelano tentando di raccontarla: l’Europa sa di Napoli. Ci sono ancora sei mesi per chiedere a questa città se e quanto sia felice: ma guardare le altre dall’alto in basso può far germogliare sensazioni piacevoli. 

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