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Napoli, il percorso Champions è pieno di insidie

Pericolo big e derby: il primo a centrare il mitico “double” fu Moratti padre con l’Inter di HH 

INVIATO A S. M. CAPUA VETERE - Double, la chiamiamo così, mentre sarebbe semplice e forse anche più giusto limitarsi a definirla doppietta: però fa chic, dà pure un senso internazionale, trascina magicamente dentro a un mondo favolistico. Sarà perché agli altri viene più naturale, ce l’hanno nel codice genetico o anche negli scaffali, nei propri musei: oppure è semplicemente uno slancio di esterofilia, lo slang che fa modernismo. E comunque, double o doppietta che sia, comunque quella cosa lì che si accarezza e però non si pronuncia, sta tra i pensieri spettinati di Aurelio De Laurentiis, un uomo scaramantico tutto d’un pezzo - è sconsigliato presentarsi ad un appuntamento con un capo di abbigliamento che tende al glicine - il quale stavolta ha abbattuto queste corazze senza tempo e si è lanciato nella propria dimensione onirica: per non farsi mancare nulla, ed avendo dovuto rinunciare già alla Coppa Italia (a proposito, con la Cremonese si giocò di martedì 17...!), si è spinto nei propri sogni, che magari non saranno soltanto i suoi, e l’ha detto. I quindici punti di vantaggio in campionato autorizzano a pensare che qualcosa possa prima o poi succedere, che esistano margini di garanzia più rassicuranti di un paracadute; però la Champions, è noto, ha sentieri che, dai quarti in su, diventano territori minati. 

Appuntamento

Con l’Eintracht, il Napoli si rivedrà il 15 marzo, partirà avvantaggiato di due gol, avrà al fianco cinquantamila tifosi e comunque dovrà starsene ad annusare l’aria, che in Europa e con i tedeschi non è mai salubre: non sarà una passeggiata di salute, come s’è intuito in Germania, come ricorderà Spalletti e chiunque conosca le insidie del calcio, le sue perfide traiettorie che vanno oltre la logica e l’ottimismo di pancia. Poi, e se dovesse andare come lascia sospettare quello 0-2 persino striminzito rispetto all’enormità delle occasioni create, si entrerà in quel vicolo oscuro che si chiama sorteggio, privo di vincoli e di restrizioni, in cui ovviamente non esisteranno più i benefici - come per gli ottavi - del primo posto nel girone, e il pericolo si avvertirà nelle palline, libere di rotolare con la complicità del destino: potrebbero trascinare davanti a una Top Star o inchiodare in un derby. E se il Napoli dovesse approdare tra le prime otto, traguardo mai raggiunto nel corso dei suoi 97 anni di esistenza, sarà comunque vietato storcere il naso dinnanzi all’abbinamento.

Viaggio

Il primo double, e chissà se pure all’epoca andava di moda definirlo così, ebbe una formula “chimica” assai in voga a quell’epoca, che il Moratti papà di Massimo, Angelo, importò dalla Spagna: l’Inter di HH, Helenio Herrera (of course), sistemò la Coppa dei Campioni al fianco dello scudetto e riscrisse la storia che, in Italia, soltanto il Milan di Fabio Capello (1993-1994) avrebbe saputo replicare, prima che Mourinho divenisse leggenda con il Triplete dell’Inter di Massimo Moratti nel 2010. Ventitré anni dopo, Napoli saprebbe accontentarsi del double, del doublete, della doppietta... E lo racconterebbe a parole sue. 

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