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Cinquantamila voci a Napoli: gioca tutta la città

Gli azzurri vogliono riprendere subito la marcia trionfale contro l’Atalanta: al Maradona tutto esaurito

NAPOLI - Hanno preso un pezzo di città e l’hanno spostato in uno stadio, al fianco di un sogno, anzi proprio dentro, e tra stasera e mercoledì ci sarà un decimo di Napoli - qualcosa in più, magari di meno - che si lascerà andare, dolcemente, sperando che ... Hanno trascinato, con la forza del sentimento, in centomila dalle loro case fin sulle seggiole del “Maradona” , li hanno sradicati da quella diffidenza di fondo d’un tempo perduto che sembra ormai tanto lontano, e dopo averli scossi - nell’anima - gli hanno offerto una favola che sembra abbia un lieto fine. Hanno preso trentatré anni, gli ultimi, quelli pieni pure di niente - delle scartoffie della Fallimentare, delle retrocessioni con la doppia proprietà - o di dolori fisici, vissuti pensando che intanto in un albergo di Firenze stesse evaporando un’idea, e li hanno rielaborati in chiave moderna: e ora, quando restano appena tredici giornate alla fine, ed è più che lecito credere in qualcosa, mica è un’utopia, hanno spinto Napoli a starsene ancora e di nuovo al fianco del Napoli. Il calcio è semplicemente un gioco che appartiene all’esistenza vita, non è l’essenza - e ci mancherebbe - e però neppure il dettaglio marginale d’un vissuto: e qua, dove ci sono novantasette anni immersi un pallone, ora stanno riempiendo un vuoto plastico, scacciando via la retorica e infilandoci però il cuore. Ci sono cinquantamila spettatori che vibrano, afferrano l’aria e la respirano, lasceranno che poi, in Champions League, siano altrettanti a ripetere meccanicamente quei gesti, magari aggiungendoci quel boato che fa tremare le vetrate dei palazzi di Fuorigrotta: ma in queste quattro giornate in cui magicamente uno scudetto e i quarti di finale della più prestigiosa tra le Coppe sembrano incrociarsi, Napoli sente che può sistemare i conti con il passato, ripensare a Diego e a quel settennato distante che rivive ora, nella elaborazione d’un football futurista.

Silenzio, si canta

In questo teatro a cielo aperto c’è l’appuntamento con il destino da orientare, e se quindici punti di vantaggio non possono ancora bastare, stavolta, con l’Atalanta, c’è pure da ricostruire un clima che appartenga a Napoli, che vada oltre i luoghi comuni e la retorica di pancia, che ristabilisca quell’atmosfera smarrita con la Lazio e che disperda il gelo di una notte pallida, un controsenso rispetto alla tendenza e alle vampate di calore soffocate nelle curve.

Il boom

E però Napoli l’ha capito in fretta di essersi immersa in una dimensione onirica, ha cominciato immediatamente (con Monza, Lecce, Spezia e Torino) a spingersi sempre oltre la soglia dei trentamila, mai abbandonata, s’è lanciata al di là dei quarantamila, che soltanto in una circostanza non è stata agguantata (con i Rangers) e poi si è sistematicamente stabilita nei pressi del “tutto esaurito” , una specie di coperta di Linus da allungare su quella squadra che con Spalletti ha trasmesso emozioni accantonate, aiutando il “Maradona” a riscoprire il senso pieno dell’allegria, a dondolarsi in una felicità che resta contenuta, per non esagerare, perché si sa c’è la ragione che entra in conflitto con la scaramanzia.

Il milione

Si fa in fretta a mettere assieme quella massa umana che si è incamminata verso il “Maradona” nella magìa di quest’epoca sfarzosa, abbellita da un calcio affascinante e poi assaporata attraverso sensazioni sconosciute a generazioni intere, perché trentatré rappresentano un limbo gigantesco. E nella Napoli che stasera va incontro all’Atalanta e che poi aspetterà l’Eintracht con l’espressione incantata o stupita, certo appagata, i settecentomila (circa) che sono andati al Maradona cresceranno e si moltiplicheranno, diventeranno ottocentomila o giù di lì tra novantasei ore appena, e poi si ingrosseranno di nuovo e sempre, perché intanto, se gli Dei del calcio lo vorranno ci saranno (almeno) i quarti di finale di Champions League da incollare alle altre sei partite di campionato d’un viaggio nel delirio. E sommando gli uni agli altri, si finirà per arrivare oltre il milione di spettatori in un anno tinteggiato d’azzurro: e sarà come aver adagiata tutta Napoli nel Maradona.

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