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Osimhen nella storia: è la nuova maschera simbolo di Napoli

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Osimhen nella storia: è la nuova maschera simbolo di Napoli Getty Images

I gol da collezione, Posillipo, il mare e i babà con i tifosi: Victor è entrato nel cuore di tutti

Non poteva pensarlo nessuno due anni fa. In una notte fredda di novembre, a Milano, nacque l’immagine che ora è diventata simbolo dello scudetto del Napoli. Gli azzurri erano in campo contro l’Inter a San Siro, erano sotto di un gol e andavano alla disperata ricerca del pareggio. Osimhen saltò su un cross per colpire di testa e si scontrò in modo spaventoso con Skriniar. Risultato: fratture multiple, operazione al volto e necessità di indossare una maschera protettiva. Già, proprio quella maschera che ora indossa mezza Napoli, che si trova in tutte le bancarelle della città ed è diventata un oggetto culto dei tifosi.

Osimhen, simbolo di Napoli

La Osi-mania è scoppiata in maniera deflagrante negli ultimi mesi, proprio come ha fatto in campo lui. Il fenomeno nigeriano è stato trasformato in tutto quello in cui si poteva trasformare: non solo un taglio di capelli (con la “frittata” in testa), ma una torta, un uovo di pasqua, una pizza, un babà, un caffè, un cappuccino, un cocktail, una zeppola e centinaia di altre invenzioni che solo la genialità partenopea poteva tirar fuori. Qualcuno si è divertito a mettere (per fortuna solo in un fotomontaggio) mascherina e ricciolini biondi anche al Cristo Velato, la scultura capolavoro che di Napoli è un biglietto da visita straordinario in tutto il mondo.

Osimhen alla conquista di Napoli

Osimhen ha conquistato Napoli anche se probabilmente ancora non è mai riuscito a godersela. Perché ha un carattere molto riservato e in città gira poco. Vive nella magnifica cornice della collina di Posillipo, a Viale Costa, insieme con la compagna Stephanie e con la figlia di pochi mesi Hailey True. I tifosi hanno imparato a riconoscerlo nella sua Mercedes classe G, un Suv di colore rigorosamente azzurro, ma riescono a intercettarlo solo nel tragitto casa-Castelvolturno. Perché nel tempo libero vederlo andare in giro è veramente complicato. Le uniche eccezioni Osimhen le fa per andare a trovare i suoi connazionali, al Vasto, un quartiere difficile della città, a ridosso della stazione Centrale, dove ci sono tanti nigeriani che non vivono nell’oro come lui. E che Victor cerca di aiutare in tutti i modi. Così come fa andando a portare da mangiare ai clochard in centro. A cena fuori, invece, va molto raramente: uno dei suoi ristoranti preferiti è nigeriano, lo Sharon in via Torino. Ma in generale è molto attento all’alimentazione, preferisce riso, patate, fagioli e semola con carne, piatti tradizionali della sua terra.

Una rigidità a tavola e un’applicazione in campo che lo hanno portato a diventare uno degli attaccanti più forti del mondo. Nei tre anni a Napoli è cresciuto in maniera esponenziale, Spalletti lo ha aiutato a dosare meglio le energie. Ora non corre più a vuoto, ma quando serve. Ne ha giovato in fase realizzativa, è diventato molto più lucido e decisivo davanti alla porta. Con il suo strapotere fisico ha tagliato a fette tutte le difese avversarie: è suo il record di velocità in serie A, quasi 37 km/h, è suo il gol più alto del campionato (inzuccata a 2,58 m in casa dello Spezia). Al mondo solo due calciatori ora valgono più di lui, Mbappé e Haaland. È diventato il sogno di mercato di mezza Europa, per De Laurentiis è un patrimonio di oltre 100 milioni. Ma il suo rapporto con Napoli potrebbe pesare molto sul suo futuro: «È incredibile l’amore che ricevo ogni giorno da questa gente - ha raccontato a cuore aperto - me lo dimostrano in ogni modo, con una canzone, con una preghiera. Non lo dimenticherò mai e per questo ho voluto fare qualcosa di straordinario per ricambiare tutto questo amore. Metterò sempre la maschera, lo farò per i tifosi del Napoli». Chi l’avrebbe detto in quella notte di novembre a Milano, due anni fa.

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