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Garcia, colpe evidenti al Napoli: le giustificazioni sono finite

Leggi il commento del Corriere dello Sport-Stadio sul momento del Napoli

Ala destra, anzi, ali di destra: Politano per 57 minuti, poi Raspadori, poi Lindstrom, poi Kvaratskhelia. Quattro in tutto. Restiamo a Raspadori: entra dopo mezz’ora al posto di Anguissa, si mette dietro a Osimhen con l’incarico di controllare Bonaventura, poi si sposta a destra, poi fa la mezz’ala e infine chiude alle spalle di Simeone. Passiamo al modulo: via col 4-3-3, si passa al 4-2-3-1, con Zielinski e Lobotka nella posizione dei mediani, si torna al 4-3-3 quando entra Cajuste al posto di Politano e ritorno finale al 4-2-3-1 quando entrano Gaetano, Lindstrom e Simeone, con Raspadori alle spalle del Cholito. L’intero centrocampo titolare sostituito e in mezzo una coppia inedita, Gaetano-Cajuste. Tutto questo in 90 minuti più recupero.

Napoli, Garcia in totale confusione

È un caos che, volendo, si può leggere anche con una lente ottimistica: Garcia le ha provate tutte pur di riprendere la partita. Ma la sensazione, per quanto è emerso dal gioco e non solo dal risultato, è che ne abbia provate troppe. L’idea prodotta dai cambi forsennati è quella della grande confusione. Mentre dall’altra parte Italiano ritoccava il proprio assetto migliorandolo, dalla parte vesuviana era il caos totale, con i riferimenti che saltavano uno dopo l’altro, con giocatori che non sapevano più come orientarsi. Se fino a qualche tempo fa si poteva pensare a un Napoli a metà strada (non è più quello di Spalletti e non è ancora quello di Garcia), oggi bisogna pensare a un Napoli molto confuso, troppo confuso. Non è più a metà strada, sembra ancora all’inizio del suo nuovo cammino. Solo che da quando Garcia ha preso in mano la squadra sono passati tre mesi e non ci sono più giustificazioni.

Napoli, anche i giocatori hanno le loro colpe

Con onestà intellettuale, l’allenatore francese si è assunto la responsabilità di quest’ultimo disastro. Impossibile sostenere il contrario. Le sue colpe sono evidenti, ma forse è il momento che pure i giocatori prendano coscienza delle eccessive difficoltà che stanno incontrando. Il collettivo del Napoli è andato in tilt, però tranne rari casi (Osimhen e Politano: ma perché sostituirli?), anche individualmente i napoletani hanno perso i duelli diretti. Se Kvaratskhelia riesce a saltare una sola volta un ragazzino del 2004 (anche se di Kayode ne sentiremo parlare per anni) qualche problema c’è; se Bonaventura scaccia via tutti i suoi marcatori, a cominciare da Raspadori, idem; se Lobotka fa la metà della metà del gioco di Arthur, lo stesso. Presa di coscienza, questo serve al Napoli. E chissà se basta.

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