Napoli, i codici
Perché quel terzetto, il tridente, un anno fa ha messo complessivamente assieme quarantanove reti mentre adesso, tra impicci vari, si sono fermati a ventidue, assai meno della metà: e la differenza, a quattordici gare dal congedo, è nelle loro corde, nella loro ingordigia, in quella chimica che da Cagliari in poi, passando anche dal Sassuolo (mercoledì) e dalla Juventus (domenica prossima), può imprimere la svolta o spingere alla rassegnazione. Il Napoli che tenta disperatamente di salvare se stesso, non semplicemente una stagione, si aggrappa alla propria memoria, ai codici offensivi di quella invenzione che Luciano Spalletti ha reso un modello di perfezione, ad un gruppo che alle 15 dovrà rinunciare a Di Lorenzo e all’infortunato Ngonge ma che comunque si porta appresso, anzi dentro, le fresche indicazioni del suo nuovo allenatore, debuttante in Serie A da titolare di una panchina che alza il naso e insegue la scia delle proprie frecce tricolori. Altrimenti, c’è il vuoto.