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Napoli, De Laurentiis punta al nuovo stadio: l’idea è non ristrutturare il Maradona

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Napoli, De Laurentiis punta al nuovo stadio: l’idea è non ristrutturare il Maradona FOTO MOSCA
Il presidente del club azzurro ha anticipato i suoi piani al sindaco Manfredi: tutti i dettagli

Il Maradona è stato escluso dalla cena di lunedì tra Aurelio De Laurentiis e Gaetano Manfredi: il presidente, in città da un paio di giorni per una serie di incontri e sopralluoghi relativi al centro sportivo, avrebbe spiegato al sindaco di Napoli l’intenzione di cambiare strategia in merito allo stadio e di preferire la costruzione di un nuovo impianto alla strada del restyling di quello di Fuorigrotta: troppo complessa, considerando le condizioni in cui versa. Anzi: andrebbe abbattuto e riedificato ma servirebbero anni; anni in cui la squadra dovrebbe trovare un impianto provvisorio adeguato anche ai parametri Uefa. Fine della storia. Almeno per il momento.

Napoli, nuovo stadio: pool da creare

E così, adios Dieguito: chissà quando e chissà come, però l’idea è questa. E ora comincia la fase due, prendendo anche spunto dalle parole di Conte sulla necessità di aggiungere alle dotazioni di bordo strutture di proprietà, adeguate ai tempi e al bacino. Alle esigenze di un top club, con un tecnico e giocatori top, che ambisce a respirare con stabilità l’aria dell’élite d’Europa. Per riuscire nell’impresa, ovviamente, va da sé che De Laurentiis dovrà creare un pool interno ad hoc dedicato al piano-stadio puntando sulle figure manageriali del club dotate di capacità, esperienza e visione necessarie a dirigere e sviluppare il progetto. Con la continuità utile a una full immersion, perché tale dovrà essere: servono tempo e soprattutto attitudini professionali, patrimonio che Adl e Chiavelli sono riusciti a costruire negli ultimi anni arricchendo l’organigramma con figure di livello.

Conte come Benitez: i consigli a De Laurentiis

Conte ha suggerito due mosse fondamentali per garantire e consolidare il futuro, soprattutto per una società che si autofinanzia con le sole energie di un proprietario senza fondi d’investimento o multinazionali alle spalle, sollevando accanto allo stadio anche il problema di Casa Azzurri e del settore giovanile. Un triangolo a cui ora il Napoli dovrà dedicarsi in fretta, recuperando il terreno perduto in tanti anni di progetti solo abbozzati e mai coronati: già Benitez nel 2015, un altro manager da Champions che nel suo biennio riuscì ad attrarre i primi giocatori di fama mondiale riconosciuta, aveva tirato in ballo l’importanza di un business plan articolato, forte di un bagaglio arricchito dalle esperienze nei migliori club d’Europa. Conte, dieci anni dopo, ha fatto la stessa cosa: De Laurentiis ha già costruito da zero un Napoli straordinario, rivoluzionando in certi casi il modo di gestire l’impresa calcio e dimostrando lungimiranza e capacità rarissime, ma ora è il momento di cogliere quest’altro attimo. Prima che fugga ancora.

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