Giacomo Raspadori è l’unica luce nel buio di febbraio. Una riscoperta. Una scoperta considerando soltanto il Napoli di Conte: ad agosto aveva giocato da centravanti titolare contro Bologna e Parma e poi dopo l’arrivo di Lukaku era praticamente sparito. Spazi chiusi nel 4-3-3, 119 minuti in 21 partite, il gol decisivo contro il Venezia e undici panchine. A gennaio avrebbe voluto cambiare aria, ma il tecnico lo ha bloccato con decisione: chi vuole vincere non vende i migliori talenti, dichiarò. I migliori rimasti dopo l’addio di Kvara, certo: ma questa è un’altra storia. Dicevamo: e così a sparigliare il gioco è arrivata l’emergenza.
Così Raspadori si è ripreso il Napoli
L’infortunio di Neres, la mancanza di alternative pronte e la necessità di passare al 3-5-2 hanno creato le condizioni di rivederlo protagonista da attaccante, nel suo ruolo, a sostegno di Romelu, con la porta dritta nel radar. Risultato: titolare e protagonista con la Lazio, il gol e l’input dell’autorete di Marusic, la palma di migliore in campo; titolare e a segno contro il Como, il migliore dei suoi al netto della sfortunata collaborazione con Lobo al bis di Diao. Non gira nulla, di questi tempi. Tranne Jack: al Sinigaglia ha macinato addirittura più chilometri del maratoneta McTominay, 12.191. Sì, s’è preso il Napoli e non lo lascerà di certo sabato: è il più forma, impossibile escluderlo con l’Inter. Conte farà come sempre di tutto per valorizzarlo ed esaltarne le caratteristiche: più semplice nel 3-5-2 che nel 4-3-3. In mezzo a un mare di guai, tanto per citare la metafora della nave dell’allenatore, per trovare il porto bisogna puntare la luce del faro.