La vita di Noah Okafor è cambiata in un attimo: fino al 2 febbraio era un giocatore del Milan e il giorno dopo s’è ritrovato a Napoli. Detto, fatto. Senza neanche il tempo di pensare e senza il bisogno di riflettere: a Milano non riusciva a trovare più spazio e da queste parti c’era una chance molto ghiotta da cogliere al volo. Nonostante tutto e contro ogni pronostico: la storia racconta che il suo è stato un ingaggio last second, la soluzione post Kvara all’ultima curva dopo il tramonto delle trattative per Garnacho, Adeyemi e Lang, delle ipotesi Zhegrova e Boga e di chissà chi altro nascosto nel cassetto dei segreti del mercato. Fatto sta che oggi, cioè domenica, Okafor sfiderà proprio il Diavolo. Cinquantacinque giorni dopo il volo d’andata per Capodichino, con ritorno fissato a fine campionato, per poi dedicarsi al futuro. Il presente, però, è Conte ed è una corsa scudetto a cui Noah, talento un po’ discontinuo con un bagaglio tecnico di qualità, potrà - dovrà - dare qualcosa. A Venezia ci ha provato: dentro nel finale ma subito ideatore della palla gol più nitida della partita (sprecata), scattando a sinistra e pescando Simeone con un cross teso, pulito, preciso. Una prova generale? Mettiamola così. Il Napoli ci crede. Ci spera.
Okafor, una notte speciale contro il Milan
Domenica al Maradona sarà una notte speciale, questo è certo: ritroverà gli amici di ieri, una stagione e mezza di Milan con 53 presenze e 7 gol seminati in Serie A. Tutti: 6 un anno fa, dando il meglio del repertorio; e uno alla prima giornata di questo campionato contro il Torino. Era il 17 agosto 2024 e sembrava che le cose stessero andando proprio bene: entra, segna e completa la rimonta in 7 minuti d’oro. Decisivo. Ma gradualmente sfumato fino all’infortunio che l’ha tenuto fuori per un mese, da dicembre a gennaio, dopo 5 partite da titolare e ottime premesse. Al Napoli è arrivato con una condizione approssimativa, in grande ritardo dopo il periodo trascorso a curare il problema muscolare rimediato prima di Natale, e finora ha collezionato una manciata di scene.
Napoli-Okafor, i numeri fin qui
Per la precisione: Conte lo ha schierato quattro volte su otto e sempre a partita in corso. Esordio contro l’Udinese e una mini collezione di 36 minuti (esclusi recuperi). Il meglio, dicevamo, l’ha dato a Venezia prima della sosta, saltando sulla laguna a 14 minuti dalla fine, sullo 0-0 inchiodato, e producendo uno sprint di quelli che possono invertire il trend di una giornata. Bravo, bene, ma serviranno un bis e magari un tris. Tutto utile, in questa fase, per dare una scossa alla produzione offensiva del Napoli, squadra creativa ma anche sprecona. Sfortunata al Penzo tra pali (Raspadori), super parate di Radu (su Lukaku) e bersagli mancati. Era ieri, ora è domenica: c’è il Milan e c’è anche un Okafor in più, l’amico di amici che sono avversari e ostacoli lungo la strada dello scudetto. Non giocherà dal primo minuto, o comunque è davvero difficile immaginarlo, ma di certo la sosta gli è servita a migliorare la condizione, a lucidare i muscoli, ad aumentare l’autonomia. Nove partite e due mesi davanti per avere qualcosa da raccontare prima dei saluti e del ritorno a Milano. Senza rancore. Come domenica: caro Milan, ti scrivo. E se posso ti batto.