A Monza ha giocato Spinazzola nel tridente, mentre oggi Conte ha deciso di cambiare sistema e di rilanciare la formula con le due punte: Lukaku e Raspadori. L’assenza di Neres, oltre all’emergenza infinita, hanno indotto l’allenatore a rimodellare e trasformare la squadra adottando una soluzione o l’altra. Ma non quella che teoricamente sarebbe la consequenziale: Noah Okafor, in un solo concetto l’uomo che a febbraio è stato ingaggiato in prestito dal Milan dopo la cessione di Kvara ma anche un esterno sinistro offensivo come Khvicha e David. Il Napoli aveva trattato un po’ di giocatori prima di chiudere l’operazione sul gong - un bel po’ da Garnacho e Adeyemi a Lang, Boga e Saint-Maximin -, ma alla fine è arrivato lo svizzero. Reduce da un infortunio e molto indietro dal punto di vista della condizione fisica, ma da inizio febbraio sono passati quasi tre mesi e tanto lavoro. Già, eppure il suo impiego è stato davvero molto ridotto: 4 presenze in corsa su 12 partite, per un totale di 36 minuti. Titolare: mai.
La parabola di Okafor
Soltanto cronaca, sia chiaro. La semplice lettura di una parabola mai decollata e finita, per il momento, nelle acque della laguna di Venezia: la sua ultima apparizione è datata 16 marzo, nella parte finale del secondo tempo. A dire il vero, Okafor fu anche protagonista di un ottimo spunto sulla fascia sinistra con tanto di cross al bacio per Simeone: da xG, la migliore occasione gol creata dal Napoli. Poi, dopo quella trasferta, mai più schierato: la sosta non è servita a invertire il trend, anzi, durante la pausa accusò anche qualche piccolo problema fisico. Fatto sta che da quando è ricominciato il campionato e il Napoli s’è tuffato a più riprese senza Neres nella maratona finale per lo scudetto, del suo sostituto naturale non ci sono state grandi tracce. Fugaci e labili, per la verità.
Inizio e fine
Qualcosa non è andata per il verso giusto, è evidente. Sì, le cose non stanno funzionando considerando che Neres ne ha giocate appena tre dalla trasferta all’Olimpico del 15 febbraio con la Lazio a Monza e Okafor delle sei partite saltate dal collega non ne ha messa insieme anche solo una dall’inizio (collezionando giusto tre spezzoni contro Como, Inter e Venezia). Anche oggi contro il Torino, dicevamo, non sarà della partita dal 1’. Già, il Toro: quando con il Milan lo ha incontrato a San Siro alla prima giornata, gli bastarono dodici minuti per uscire dalla panchina e segnare il gol del 2-2 salva Diavolo. La stagione era cominciata con altre premesse. Beh, non resta che insistere: magari già oggi qualcosa potrà cambiare, chissà. Gli eroi a volte nascono per caso - vedi Billing contro l’Inter - e Noah è comunque parte del gruppo che sta inseguendo lo scudetto. Aspirante campione d’Italia. Poi, tanti saluti: il destino è già scritto, tornerà alla base.