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McTominay barrilete cosmico, Napoli padrone del suo destino

Leggi il commento sulla vittoria degli azzurri contro il Torino

«¿De qué planeta viniste?». Non si arrabbierà Maradona da lassù se citiamo la domanda che fece al mondo il famoso telecronista Victor Hugo Morales quando gli vide segnare il gol del secolo ai Mondiali in Messico. Perché chi sta vedendo giocare Scott McTominay, probabilmente, si sta ponendo lo stesso interrogativo. Da che pianeta è venuto? L’uomo che sta decidendo la lotta scudetto arriva dalla Scozia, ma sembra un marziano. Cinque gol nelle ultime tre partite, undici in campionato, un impatto devastante in Serie A. Il rischio di diventare il miglior giocatore del torneo, un barrilete cosmico. Conte lo aveva punto nell’orgoglio tre settimane fa, gli aveva chiesto i gol per credere ancora nel sogno. La risposta è stata da campione, da fuoriclasse assoluto.  

Le due magie di ieri sera consentono al Napoli di approfittare del regalo della Roma e di allungare a +3. Un vantaggio che a quattro giornate dalla fine fa diventare gli azzurri padroni del loro destino. Bastano dieci punti per il trionfo, anche con tre vittorie e un pareggio diventerebbe campione al di là dei risultati dell’Inter. Una situazione in cui uno come Conte può solo esaltarsi. Gli stop di Buongiorno, Lobotka e Anguissa, aggiunti a quello di Neres, sono gli ultimi ostacoli che dovrà superare. Gli ennesimi di una stagione complicata, sofferta, in cui ha dovuto sempre tirare fuori il meglio dalle difficoltà. Una specialità della casa, una delle grandi qualità di un uomo che sta facendo sognare milioni di tifosi nel mondo.  

L’atmosfera che si respira adesso in città è di quelle magiche, il profumo sembra essere tornato quello di due anni fa. Il prossimo mese di maggio potrebbe regalare un’altra pagina indimenticabile alla storia azzurra. De Laurentiis ha la possibilità di raggiungere l’ingegnere Ferlaino a due scudetti (per completare l’opera gli mancherebbe solo un trionfo europeo), ma al palmares potrebbe aggiungere una postilla: vinti senza Maradona. Conte invece insegue il suo sesto titolo da allenatore fra Serie A e Premier (tre alla Juve, uno all’Inter e uno al Chelsea) e il suo decimo scudetto in carriera (5 da calciatore e 4 da allenatore finora), fra l’altro con tre squadre diverse. Sarebbe il coronamento di un percorso straordinario, figlio di due scelte vincenti: quella del presidente di affidarsi ad Antonio e quella di Antonio di scegliere il progetto. Il tutto condito da un’altra incredibile postilla da tramandare ai posteri: vinto nonostante la cessione del giocatore più forte a metà stagione. Ma soprattutto, a differenza di due anni fa, all’orizzonte non c’è la necessità di fare rivoluzioni. Il ciclo è al suo primo anno e, al di là di come finirà questo emozionante sprint, è destinato a continuare. Negli oltre venti anni di presidenza De Laurentiis c’è stata una costante: l’occhio di riguardo per i bilanci. Il Napoli adesso è una delle società più solide del panorama internazionale. Può permettersi di fare investimenti importanti per alzare l’asticella e rilanciare le ambizioni. C’è un tesoretto (quasi) pronto da 150 milioni per consolidare una squadra che ha già delle basi importanti. Non servono vertici improvvisati in basilica come quello fra Trump e Zelensky (geniale chi lo ha riprodotto in versione partenopea), per programmare il futuro basta un faccia a faccia fra De Laurentiis e Conte con il mare sullo sfondo. Il panorama intorno deve essere tutto azzurro. 

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