Se il Napoli riuscirà a conquistare lo scudetto, Antonio Conte diventerà il primo allenatore nato al Sud a guidare una squadra del Sud fino al titolo. Accanto al prestigio insito nella vittoria, l’onore di una grande impresa meridionale costruita tra Napoli e Lecce, la Campania e la Puglia. Ci sarebbe il marchio Doc, in calce a quello che nelle prossime tre giornate potrebbe passare alla storia come il quarto trionfo tinto d’azzurro, il secondo per De Laurentiis dopo i due di Ferlaino vinti all’epoca di Maradona. I tecnici capaci finora di aggiudicarsi l’immortalità napoletana sono tre: Ottavio Bianchi, lombardo di Brescia, il condottiero del primo scudetto storico della stagione 1986-1987 (per lui anche la Coppa Italia nel 1987 e la Coppa Uefa nel 1989); poi Albertino Bigon da Padova, al comando nel 1989-1990 (a coté la Supercoppa italiana nel 1990); e infine Luciano Spalletti, fiorentino di Certaldo, l’uomo dei sogni che ha spezzato un’attesa da incubo di 33 anni nel 2022-2023. Il ct della Nazionale ha tatuato Napoli sul cuore e - letteralmente - sulla pelle: innamorato pazzo e cittadino onorario. Anche Bianchi e Bigon hanno amato profondamente città, popolo e ambiente. Rapporti intensi e profondi come quello che Conte ha gradualmente costruito sin dai primi giorni. Con un sentimento sconosciuto agli altri per forza di cose, diciamo per diritto di nascita: fu lui stesso a sottolineare l’onore di sedere sulla panchina della squadra più rappresentativa del Sud da uomo del Sud. E ora proverà a diventare anche il primo profeta sudista. Per la cronaca, volendo andare oltre i confini napoletani, non erano meridionali anche i tecnici che vinsero con il Cagliari (Scopigno), la Roma (Schaffer, Liedholm, Capello) e la Lazio (Maestrelli e Eriksson).
I successi di Conte
Il percorso di Conte, invece, finora è stato inverso. Ha vinto e anche tanto, però sempre al Nord tra Torino e Milano: in Italia da giocatore e allenatore della Juventus e poi da allenatore dell’Inter; in Europa a Londra, da manager del Chelsea. Tra i suoi fregi da tecnico: tre scudetti con la Juve, uno con l’Inter e la Premier. Contando anche i campionati italiani conquistati da mediano bianconero, il totale è nove: se riuscirà a vincere con il Napoli, allora si aggiudicherà una personalissima stella. E tra l’altro sarebbe il terzo successo all’esordio in panchina dopo quelli con la Juve nel 2011-2012 e i Blues nel 2016-2017.
Il valore del Napoli
Con il Napoli l’impresa risulterebbe ancor più significativa alla luce di un paio di valutazioni: Bianchi e Bigon hanno vinto con Maradona, Giordano, Carnevale, Careca, Alemao e soci; Spalletti con i gemelli Osimhen e Kvaratskhelia; mentre Conte ha cominciato senza Osi tra le macerie del post scudetto e Kvara lo ha perso a gennaio. Il gruppo che a tre giornate dalla fine comanda la classifica con tre punti di vantaggio sull’Inter, 77 a 74, ha ottimi giocatori e qualche eccellenza ma non una stella vera e propria tutta genio e gol; e ha pochi cambi. Però è di una squadra vera che parliamo, forgiata nel fuoco e scolpita nel granito. Cuore caldissimo, fisico bestiale e testa da scacchista. Il Napoli di Conte sembra costruito a Sparta. E invece è un prodotto Made in Sud.