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Oriali, l'impagabile uomo in più dello scudetto Napoli

Elogio dell'alter ego di Conte che ha ricoperto un ruolo di fondamentale importanza per la costruzione dell'impresa tricolore, curando i rapporti con la squadra, fra la squadra e l'allenatore, fra l'allenatore e la società. Preferendo sempre essere e non apparire

Impagabile. Così Gabriele Oriali ha definito il popolo napoletano: "Ho vissuto una delle esperienze più belle della mia vita calcistica. I napoletani non hanno prezzo, meritano tutto questo e altro, Che cosa mi ha colpito di più? Essere stato accolto subito con grande affetto: non potevo far altro che ripagare questa passione". Impagabile è anche l'uomo in più del quarto scudetto partenopeo. Ufficialmente, Oriali è il coordinatore sportivo dell'area tecnica, in realtà è molto di più: l'essenziale. Il dirigente che ha curato con stile e autorevolezza i rapporti con la squadra, fra la squadra e l'allenatore, fra l'allenatore e la società. Preferendo sempre essere e non apparire: emblematica l'immagine della premiazione che lo ritrae di lato, mescolato allo staff, mentre applaude i neocampioni d'Italia chiamati a ricevere la medaglia tricolore.

Oriali, alter ego di Conte e uomo in più dello scudetto del Napoli

Oriali, l'alter ego ideale di Conte. Oriali, 72 anni, da sei nella Hall of Fame del calcio italiano, un autentico patrimonio del calcio italiano: campione del mondo con l'Italia di Bearzot nell'82 al Bernabeu; due scudetti con l'Inter in cui ha militato per 13 stagioni, prima del quadriennio fiorentino e di intraprendere la carriera dirigenziale: da dg della Solbiatese a dg Bologna, poi del Parma (una Coppa Uefa e una Coppa Italia), quindi undici anni all'Inter (5 scudetti, ai quali aggiungere il sesto conquistato al fianco di Conte, di ritorno dall'esperienza azzurra; 1 Champions League, 3 Coppe Italia, 3 Supercoppe); l'Europeo 2021 con Mancini che ha coronato i suoi complessivi nove anni in Nazionale, della quale divenne team manager nel 2014, dopo l'addio di Gigi Riva. Una carriera eccezionale, quanto lo spessore dell'uomo prima ancora del dirigente. Conte avvertì i tifosi già a Dimaro: "Che dire di Lele? Ho avuto il piacere e la fortuna di incontrarlo quando venni nominato ct da Tavecchio, che mi chiese se avessi ex amici o ex calciatori da introdurre come dirigenti in Nazionale. Io non avevo preferenze e lui mi propose Oriali, il primo della sua lista. Dopo dieci minuti, la lista l’abbiamo chiusa. Avevo trovato una persona a modo, seria, che parla poco, ma si fa capire. È importante in tutto, anche nella gestione con i calciatori. È  un grande dirigente, ha la capacità di percepire le situazioni più diverse. Sono altri due occhi oltre ai miei. Non è tenero, ma giusto e, alla fine, i giocatori ti rispettano sempre”. Quando si dice che, per essere ascoltati, non bisogna alzare la voce, si pensa a Oriali.

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