NAPOLI – Cittadino onorario. Un titolo simbolico, potente, che il Comune di Napoli ha concesso raramente. In ambito calcistico, solo Diego Armando Maradona aveva ricevuto un tale riconoscimento. Da oggi, accanto a lui, c’è Dries Mertens. O meglio, Ciro, come lo chiamano a Napoli da quando ha cominciato a incantare il San Paolo con giocate, gol, sorrisi. Il belga è tornato in città tre anni dopo l’addio per ricevere ufficialmente quella cittadinanza che gli era stata deliberata nel settembre del 2022, ma mai formalmente consegnata a causa dei suoi impegni col Galatasaray, in Turchia.
Una cerimonia speciale
La cornice scelta è stata quella della Sala dei Baroni del Maschio Angioino, dove Mertens ha vissuto una giornata carica di emozione, tra volti amici e simboli della sua lunga avventura partenopea. Con lui la moglie Kat, il figlio Ciro Romeo, scatenato e sorridente, e il fido Tommaso Starace, magazziniere e figura iconica del Napoli degli ultimi decenni, complice inseparabile di mille storie, tra un caffè a Castel Volturno e una risata a Nerano. In tanti, tra cittadini e tifosi, hanno voluto esserci. Alcuni l’hanno aspettato fuori dal castello, altri hanno seguito la cerimonia con gli occhi lucidi, proprio come quelli di Dries quando ha preso la parola.
«Torno da uomo innamorato»
«Dodici anni fa arrivai a Napoli per firmare un contratto. Oggi torno non da calciatore, ma da uomo che si è innamorato di una città», ha detto, col tono spezzato dall’emozione. «Questa cittadinanza onoraria non mi viene data solo per ciò che ho fatto in campo, ma per la vita che ho vissuto qui, fuori dal campo. Napoli è passione pura: nella famiglia, nell’amicizia, anche nelle discussioni. È caotica, rumorosa, a volte un po’ sporca, ma chi si ferma a questo non l’ha mai conosciuta davvero». Il suo racconto si è fatto intimo, personale: «Per me Napoli è la vista da Palazzo Donn’Anna, il caffè al mattino, un bicchiere di vino la sera». Il suo appartamento è sempre stato una casa aperta: amici e parenti l’hanno frequentato come fosse un bed & breakfast, con la porta sempre aperta e il cuore pure. «Capri, Ischia… sono paradisi. Ma il vero paradiso è qui - ha proseguito -. Qui ho capito che basta poco per essere felici: il sole, un buon piatto, la compagnia giusta».
Una famiglia napoletana
Mertens ha poi ricordato con orgoglio le sue radici ormai radicate in città: «Qui ho costruito la mia famiglia. Ho dato a mio figlio un nome napoletano, così porterà sempre con sé questa terra. Napoli sarà sempre nel mio cuore e, da oggi, grazie a voi, anch’io sono un po’ nel cuore di Napoli». Poi ha rivolto un pensiero profondo ai suoi affetti più stretti: «Se oggi sono l’uomo che sono, lo devo anche a persone fondamentali: i miei genitori, che mi hanno insegnato il valore dell’amore e del rispetto. E soprattutto a mia moglie Kat. Avevo 16 anni quando siamo diventati una coppia. Nei momenti difficili è stata la mia roccia. Nessuno è perfetto, ma lei ci va molto vicino. È il mio punto fermo, la mia forza. Amore, grazie di tutto». E quando gli è stato chiesto di Kevin De Bruyne, amico di lunga data e connazionale, accostato in queste settimane proprio al Napoli, Dries ha sorriso, alzato le mani e fatto finta di nulla. Nessuna intromissione: ha preferito glissare con eleganza. Del resto, era il giorno di Ciro, mica di Kevin.