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Conte: "La mia cattiveria fa paura, ora a Napoli mi godo i sacrifici"

Il tecnico si racconta nella puntata di Federico Buffa Talks: "Cerco in tutti i modi di vincere e celebrare la vittoria. Ad Arezzo ho preso una mazzata e ho capito"

L’uomo chiamato Scudetto, Antonio Conte, è il protagonista della prossima puntata di Federico Buffa Talks, produzione originale firmata Sky Sport, con Federico Buffa e il direttore Federico Ferri. Dal tricolore del Napoli agli anni all'Arezzo e alla Juventus, fino ai sacrifici fatti in adolescenza per diventare l'allenatore che è oggi. Tutti temi ribaditi in "Dare tutto, chiedere tutto", il titolo del libro scritto da Conte con Mauro Berruto (ed. Mondadori)."Sicuramente, la passione che io ho per il calcio mi porta a superare tutte le difficoltà. Dobbiamo sapere cosa siamo disposti a sacrificare. La prima domanda che farei ad un allenatore e a un calciatore è 'cosa sei disposto a perdere?. Il mio primo ritiro l'ho fatto a 15 anni, lì fai una scelta perché sacrifichi le vacanze e l'estate ti dura pochissimo. Io sono uno che ha fatto tutte le scuole e quando finiva la scuola non iniziava la vacanza ma il ritiro in montagna. Quindi, sacrificare l'estate, l'adolescenza e il rapporto con gli amici ti impone questo", ha raccontato Conte.

Conte e l'esperienza ad Arezzo

Conte ha aggiunto: "Quando arrivo ad Arezzo non sono un allenatore. Sono uno che pensa di essere allenatore in virtù del fatto di essere stato allenato dai più grandi tecnici di quel periodo. Tranne Capello, io sono stato allenato da Sacchi, da Trapattoni, da Lippi, da Ancelotti, da Fascetti, da Mazzone. In realtà però non ero un allenatore. Prendo una bella mazzata nei denti e capisco che devo studiare. Io ad Arezzo ho fatto cinque anni in uno: lì divento allenatore. E ringrazio il Signore di essere stato mandato via, perché se non vengo mandato via e non mi metto a studiare per cercare chi mi può dare di più, magari rimango Antonio Conte che pensa di essere allenatore ma è ancora giocatore nella testa".

Conte: "Mi godo lo scudetto del Napoli"

Conte sul Napoli: "Sono cicatrici profonde che ti porti, ecco perché io tiro fuori una cattiveria che può far paura o timore. Cerco in tutti i modi di vincere e celebrare la vittoria, cosa che in passato tante volte non ho fatto e mi sono pentito. A Napoli me la sono goduta perché si fa tanto per arrivare al traguardo e una volta che ci arrivi te la devi godere altrimenti non ha senso fare il percorso e tutti quei sacrifici".

Conte su Del Piero: "Volevo allungargli la carriera alla Juve"

Conte su Del Piero: "Ale fu veramente importante perché accettò il fatto di non essere sempre titolare, però nei momenti in cui la palla scottava io l'ho fatto giocare ed è stato determinante per quello scudetto. Ad inizio di quella stagione Andrea Agnelli aveva annunciato che sarebbe stato il suo ultimo anno, e se Ale mi avesse chiesto di continuare con me alla Juve, a me sarebbe piaciuto allungargli di un altro anno la carriera alla Juventus".

Conte e l'educazione ricevuta dai genitori

Sull'educazione ricevuta dai genitori: "L'educazione che ricevi dalla famiglia ti segna, segna la tua vita. Chi è genitore sa che abbiamo un compito: ducare i figli nella giusta maniera per fargli capire i valori. L'educazione che ho avuto è stata molto rigida. Fin da bambino, se volevo qualcosa, dovevo dare. C'era un patto tra me e i miei giocatori: se volevo giocare a calcio dovevo andare bene a scuola. Dovevo dare qualcosa per seguire la mia passione, che poi era la passione di papà".

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