E delle prospettive della Roma piuttosto che di ciò che poteva essere e non è stato parla in un'intervista al sito Bleacherreport.com. “Abbiamo ricevuto un bel regalo di Natale quando il progetto del nuovo stadio ha avuto il via libera a livello cittadino. Adesso l'iter regionale dovrebbe essere molto più spedito. Ritardi ci sono stati, ma contiamo ancora di cominciare i lavori nella prossima estate. Se siamo fortunati, sarà pronto per la stagione 2017-18. Intanto continuiamo a perseguire i nostri obiettivi in questo campionato. Nella stagione a venire saremo più forti, con Strootman in piena forma, il ritorno di Castan, che è stato una delle principali fonti di preoccupazione per me, visto che non sapevamo esattamente che cosa avesse e abbiamo temuto il peggio. E poi riavremo Romagnoli e migliorerà l'amalgama della squadra”.
Perché Pallotta è certo che i punti di forza della Roma resteranno tutti. “Per fortuna i giornali sembrano avere mollato la presa su Strootman. A lui piace l'Italia, ha cinque anni di contratto e io non ho mai avuto alcuna intenzione di cederlo (al Manchester United). Al Liverpool piaceva Pjanic, ma il discorso è lo stesso. Poi se qualcuno mi spara una cifra balzana per un giocatore sto a sentirlo, dato che sono un uomo d'affari”.
A forza di stare nel calcio, Pallotta si è fatto alcuni amici. “Uno è Guardiola. L'ho conosciuto quando è venuto a vedere la nostra partita con la Juventus, per studiare certi giocatori. Con il Bayern Monaco ci ha sommersi, ma credo che a sfondare gli argini sia stato essenzialmente il gol di Robben all'inizio. Non eravamo abituati a quel ritmo eppure abbiamo avuto diverse occasioni. Alla fine siamo rimasti fuori degli ottavi di Champions League per via di circostanze, ma è a quel tipo di competizione che sentiamo di appartenere. Senza tutti gli infortuni che ci hanno indebolito saremmo ancora lì”.
Fiducia per i mesi a venire, fiducia anche nel futuro del campionato italiano. “Altrove hanno lavorato meglio, ma l'Italia ha il vantaggio di poter contare su sette od otto squadre competitive. Alcune mosse azzeccate e la Serie A tornerà ai livelli che merita”. Alla fine la testa torna sempre al derby, foss'anche per minimizzarne l'importanza. “Ho capito che cosa significhi per la città. Ma continuo a pensarla come la pensavo a Boston. Inutile battere gli Yankees dieci volte se poi finisci all'ultimo posto”.