ROMA - Sei minuti di Totti, tre di tempo regolamentare e tre di recupero. Sei minuti, come Rivera al posto di Boninsegna nella finale mondiale ’70 di Mexico City, preceduta dalla staffetta fra Mazzola e Rivera, nel 4-3 alla Germania in semifinale. Sei minuti di Totti: un gesto di rispetto verso il Capitano, deciso da Spalletti per concedere a un’autentica leggenda del calcio una sorta di passerella, contro il Real delle dieci Coppe dei Campioni? O, piuttosto, un’umiliazione inflitta al Capitano, capocannoniere della Roma in Champions con 17 gol, di cui tre al Real e due segnate proprio nel tempio del Bernabeu?
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IL DIBATTITO - In Rete, il dibattito impazza e non potrebbe essere altrimenti, considerato di chi stiamo parlando. Così come tiene banco il video realizzato da Valerio Minutiello, la notte scorsa, nel ventre dell’Olimpico, quando Totti dice a un cronista che l’invita a fermarsi: "Io? Che ci fai con me, ormai?". Quei due punti interrogativi, fermati nell’aria dallo smartphone, riassumono più di cento parole lo stato d’animo del Numero Dieci: stava per entrare in campo sull'1-0 per il Real, quando Jesé ha raddoppiato.
SONDAGGIO: I SEI MINUTI UN ATTO DI RISPETTO O UMILIAZIONE? VOTA!
L'OMAGGIO - Conoscendo Spalletti, penso che quei sei minuti siano stati davvero una sorta di omaggio dell’allenatore al più grande giocatore che egli abbia mai avuto alle sue dipendenze. Con una certezza. L’8 marzo, al Bernabeu, che il Capitano giochi o non giochi, tutto il pubblico si alzerà in piedi per tributargli l’ovazione che i madridisti riservano solo ai miti del calcio mondiale. Totti lo è, per sempre. E non solo per sei minuti.