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«Totti tappo della Roma»: siete d'accordo?

Giancarlo Dotto su Dagospia torna sul futuro del capitano romanista. Cosa ne pensate? Scriveteci nei commenti o sui nostri canali social

«Mi colpisce di più la natura dello scacco. La trama della tela. Più che l’identità dell’eventuale Ragno. Di sicuro, l’impossibilità di sciogliere il nodo Totti ha determinato a Trigoria una notevole perdita di lucidità, a seguire la gran parte dei problemi che oggi intossicano società, squadra e ambiente. Chiedersi, a proposito, e possibilmente rispondersi: perché questa smania di fuga che, puntualmente, colpisce la gente in transito a Trigoria? Qualcuno dice: non si tratta d’impossibilità, ma d’incapacità. E forse di viltà. La dirigenza romanista non sarebbe stata capace d’imporre la sua volontà, nel momento in cui si è resa conto di quanto il giocatore fosse diventato un ostacolo alla crescita della squadra, al suo diritto/dovere di immaginarsi di là dell’ingombrante totem. Facile a dirsi. Complicato a farlo. Nel mondo intero, Totti è la Roma. Più della Roma. A Singapore come a Honolulu non c’è Roma senza Totti. Possiamo dirlo, il marchio Totti prevale sul marchio Roma. Il grosso guaio a Trigoria è che Francesco ha sposato la causa Totti e  non la causa Roma. Il guaio a Trigoria è l’equivoco che Totti sia la Roma. Ma il guaio più guaio di tutti è che Totti, calciatore sovrannaturale, non è in quanto Francesco all’altezza del mito che incarna. O almeno, lo è, alla grande, ma solo nei suoi riflessi di marketing applicato».

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