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STROOTMAN E L'EFFETTO FARFALLA di M. Evangelisti
La parola di troppo che ti scappa e non puoi richiamare, la manciata di sale in più che ti rovina lo spaghetto. La cessione di Kevin Strootman non è stata una sorpresa. Era nel contratto di governo della Roma 2018-19, magari nell’allegato delle cose da fare se si ha tempo. Il tempo era scaduto, ma l’hanno trovato lo stesso. Monchi, che voleva buttar giù il centrocampo sin dall’inizio e farlo nuovo nuovo, ha giocato con il fuoco attraverso tutta la rosa, scommettendo su se stesso. Nainggolan, Alisson e sembrava abbastanza. E’ arrivato Garcia e ha bussato con i piedi. Non ci credevano più. L’hanno accolto con i fiori e i tamburelli. Ma lo scopone scientifico del ds è andato come quel lucido e doloroso film di Luigi Comencini che porta lo stesso titolo. Domenico Modugno, baro professionista, saggiamente avverte: «Ricordate che il gioco al raddoppio è una trappola». Poi perde tutto. Era un surplus, Strootman. Il battito d’ali della farfalla, un eroe tragico avvilito dal destino. Lo era davvero, perché Di Francesco non ha obiettato quando gli hanno chiesto - gliel’hanno chiesto - se potevano darlo via e, parliamoci chiaro, Kevin dopo l’infortunio non aveva più saputo essere la pietra angolare della Roma. Così Monchi ha raddoppiato di nuovo, via anche l’olandese. Con il mercato in entrata chiuso per regolamento e non solo. Che cosa volete che sia il battito d’ali di una farfalla? Come sempre: quel nulla che scatena tempeste. [...]

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