C’è una persona che chiede di intervenire in diretta. Una delle tante telefonate alla radio romana e la persona era sempre lei, Maria Sensi. Maria che ascoltava tutto e tutti conosceva; Maria che dava del tu a Melli, a Ilario: gli altri erano sempre dottore o direttore o signor oppure scusi con chi sto parlando?; Maria che dalla morte del marito, nel 2008, l’aveva sostituito alla guida morale dell’amatissima squadra non più loro; Maria che difendeva la memoria e l’integrità di Franco, ne proteggeva il ricordo; Maria che respirava da sempre la Roma e non si faceva mancare l’Olimpico, la partita, la Sud; Maria che accusava la banca e il sistema di aver strappato il cuore alla sua famiglia e per quattro lire. Maria ha passato gli ultimi anni con un dolore dentro che era molto più di un vuoto: la Roma era Franco, era Rosella, era lei, era sopravvivenza, energia, un senso.

Ogni volta Maria riprendeva qualcuno, di solito un giornalista che tentava di raccontarle un’altra storia, e risultava talmente appassionata e convincente da riuscire a far accettare la sua, di verità. Maria si accalorava, alzava la voce rammentando sempre cosa aveva detto tizio o come si era comportato caio. Ieri è morta Maria Sensi e con lei anche un modo di essere la Roma.