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Di Francesco, per la Roma è meglio il 4-2-3-1: ecco il perché

I numeri non mentono: con il 4-3-3, il modulo preferito dal tecnico, la Roma incassa più gol e ne segna di meno

ROMA - Non era meglio ripetere il 4-2-3-1 che aveva funzionato nel derby d’andata? A questa domanda, in conferenza stampa, Eusebio Di Francesco ha risposto con un sorriso che era a metà tra il garbo e lo sfinimento: «Il problema non è il sistema di gioco ma l’atteggiamento. Se perdi i duelli non vinci le partite, al di là della tattica». Però, i numeri dimostrano che in questa stagione la Roma abbia reso poco con il 4-3-3, il pezzo forte dell’allenatore e si sia dimostrata più affidabile con il 4-2- 3-1, gradito ai giocatori.

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DIFFERENZE - Di Francesco fin qui ha schierato complessivamente 10 moduli in campionato, tra formazioni iniziali e aggiustamenti in corsa. Il più frequente ed efficace è stato appunto il 4-2-3-1, scelto per 1.527 minuti, seguito dal 4-3- 3 (o 4-1-4-1) utilizzato per 556 minuti. Il dato presenta un certo margine di approssimazione ma è nella sostanza credibile. Bene: con il primo sistema, la Roma ha segnato 36 gol subendone 21; con il secondo invece ne ha prodotti 7 e concessi 9. La differenza si intuisce senza ulteriori approfondimenti: la media-gol fatti con il 4-2-3-1 è di oltre 2 gol a partita, per la precisione uno ogni 43,4 minuti; con il 4-3-3 la produzione offensiva scende a un gol ogni 79,4 minuti. La situazione è analoga studiando la fase difensiva: con il 4-2-3-1, la squadra imbarca una rete ogni 74 minuti; con il 4-3-3, la media sale a uno ogni 61 minuti.

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MODELLO - Sarà per questo che Di Francesco sta meditando il ripristino del modulo più inflazionato, ripartendo proprio dall’esempio negativo del derby: la Roma ha cominciato con il 4-3-3 ma dopo 25 minuti di confusione si è rimessa a giocare con il doppio mediano e il trequartista. La correzione ha giovato alla squadra, almeno finché i cambi che Di Francesco ha ritenuto necessari per recuperare il risultato non hanno sbilanciato l’assetto. Con Cristante e Pellegrini, due mezzali-trequartisti, davanti a una difesa già impoverita dall’assenza di Manolas, la Lazio ha dilagato. 

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