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Paolo Calabresi, il figlio Arturo e quell'aneddoto su Cristiano Ronaldo

Il grande attore ci è venuto a trovare in redazione per presentare il suo nuovo film "Bentornato Presidente". Ovviamente abbiamo parlato anche di Roma e dei suoi problemi esistenziali: «Sono giallorosso ma mio figlio gioca col Bologna. Quel giorno al Dall'Ara quando la Roma sfidò Arturo passai un pomeriggio da incubo»

ROMA - «Arturo? Al suo primo gol in serie A ero in scena a teatro e per l'emozione feci cose irrazionali, tipo accendere il cellulare davanti a tutti. La sera scrissi su Facebook una frase tipo quella dopo una calamità naturale: 'Paolo Calabresi ha confermato di stare bene"». Il grande attore ci è venuto a trovare in redazione per raccontarci (anche) la sua doppia veste di padre orgoglioso e tifoso romanista. Uno stato d'animo che riesce a tenere sotto controllo, tranne in una circostanza. «Quando si sono trovate di fronte al Dall'Ara il Bologna di mio figlio e la Roma sono andato in confusione e da allora ho cominciato un percorso di analisi». Inevitabile. Basta sentire quello che da padre ha dovuto passare quel pomeriggio. La Roma arrivava a quella sfida nel momento peggiore della sua stagione. «Arturo in campo marcava Perotti e Dzeko, e già questo da papà sarebbe bastato. Invece no. Al secondo gol di Santander, mi è partito un gesto di esultanza istintivo. In quell'esatto momento ho capito che avrei avuto bisogno di un supporto psicologico». Scherza, ovviamente. Non si sa fino a che punto.

Video: PAOLO CALABRESI RACCONTA L'ANEDDOTO SU CRISTIANO RONALDO

Calabresi è al cinema da oggi con la commedia Benvenuto Presidente, uno spaccato tutto da ridere della situazione politica di oggi. Paolo veste i panni di un vicepremier del Nord del partito "Precedenza Italia" che urla solo quando vede una telecamera accesa e lancia slogan del tipo «Basta con l'anticiclone africano, andasse a far caldo a casa sua», oppure: «Chi non rispetta le regole, motosega!». Dovrà trovare il modo di formare un governo con un alleato che non potrebbe essere più diverso. Insomma, i richiami alla realtà sono in ogni scena. Solo che nel film si ride decisamente di più.

Il calcio, però, prende presto il sopravvento nella chiacchierata: «La Roma è De Rossi-dipendente? Vuol dire che dentro la squadra e nella società vivono diverse anime che non sanno andare d'accordo. La forza di una squadra la fa la compattezza. A tutti i livelli. Monchi? L'errore basilare è pensare che una persona sola possa risolvere tutti i problemi. Gli hanno dato troppe responsabilità. Ranieri è un re Mida e io spesso ripenso a quella sera di Roma-Sampdoria, quella sconfitta che ci fece perdere uno scudetto. Ti viene da pensare le cose più assurde. Solo qui accadono certe situazioni».

La chiosa è su un aneddoto che lega suo figlio Arturo a Cristiano Ronaldo: «Lo ha marcato due volte. Alla fine della prima partita hanno fatto l'antidoping insieme e lui era molto incazzato per questa cosa. Gli chiese la maglia ma lui sembrava non filarselo. Poi alla fine gliel'ha lanciata. Ce l'abbiamo ancora a casa sporca e sudata. non si può lavare». 

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