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Roma, i tifosi vogliono Mirante. Donadoni: «Portiere affidabile e all’altezza»

Il tecnico ex Bologna: «Pallotta più vicino può essere di maggiore aiuto, ma non bisogna trovare un capro espiatorio»

Tante critiche a Robin Olsen da parte dei tifosi della Roma, soprattutto dopo gli errori commessi nell’ultima partita contro il Napoli. I supporter giallorossi nelle ultime settimane chiedono a gran voce un cambio in porta, favorendo l'impiego di Mirante già alla guida della difesa romanista contro Udinese, Plzen, Chievo e Porto. «Antonio è un portiere d’esperienza, ha sempre giocato bene in tutti i suoi anni di carriera. È un portiere di alto livello». Parola di Roberto Donadoni, tecnico che ha allenato Mirante sia al Parma sia al Bologna. «Al di là dell’aspetto tecnico che sicuramente è importante - non a caso è approdato in un club importante come la Roma -, è un ottimo professionista e un’ottima persona. Per me è stato molto importante averlo allenato per un po’ di anni e aver condiviso con lui tanti momenti», le parole di Donadoni al corrieredellosport.it.  

Olsen nel mirino delle critiche. In questo momento punterebbe su Mirante?
«Questi sono discorsi che riguardano lo spogliatoio e Claudio Ranieri. Io conosco Antonio, lo ho avuto al mio fianco per tanti anni e la mia risposta alla domanda è sicuramente positiva. Con me è sempre stato un portiere titolare e affidabile. Chiaramente fare il primo in un club come il Parma o il Bologna è una cosa, esserlo invece nella Roma è un’altra. Se la Roma però lo ha voluto è perché ritiene che sia sicuramente all’altezza, ma le scelte tecniche spettano a Ranieri». 

Da allenatore come si gestiscono le insicurezze e gli errori di Olsen?
«Gli ambienti e le situazioni vanno vissuti, per fare in modo che siano comprensibili e per poter dare delle valutazioni bisogna esserci dentro. Quello che si vede dall’esterno è che la Roma è una squadra che non sta vivendo un momento positivo dal punto di vista mentale e psicologico e questo va a discapito di tutto lo spogliatoio. Quello del portiere è un ruolo in cui ogni errore può coincidere con un gol subìto: Olsen in questo senso è ancora più penalizzato. Ma non si può parlare solo di un singolo, ma dell’intera squadra: la Roma deve compattarsi e può uscire da questo momento solo attraverso l’aiuto reciproco e la professionalità di ogni giocatore. La vita di un professionista e di una squadra è fatta di momenti belli ma anche difficili, e questi vanno gestiti al meglio. C’è sicuramente il materiale umano per trovare la chiave giusta e uscire dall’impasse». 

Lei è stato l’allenatore del Bologna sotto la gestione di Joey Saputo, il proprietario della Roma è James Pallotta. Avere un presidente lontano dallo spogliatoio influisce nel rendimento di una squadra?
«Un presidente più vicino può essere di maggiore aiuto, ma non esiste a mio parere una regola. Ci sono presidenti come abbiamo avuto nel recente passato che sono stati a stretto contatto e magari sono stati troppo invadenti o invasivi. Non c’è una regola. Esistono i rapporti, le persone e non sono certo dieci chilometri o cinquemila che possono cambiare totalmente il rendimento di una squadra o di una società. Un club è gestito da tanti componenti e tutti questi devono dare il massimo. Trovare il capro espiatorio in maniera forzata non fa altro che aggiungere errori a quelli che adesso si possono commettere». 

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