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Stadio Roma, Marino: «Cancellare il nostro progetto fu un insulto ai romani»

L'ex sindaco della Capitale è intervenuto in diretta a Radio Radio, dove ha parlato del piano previsto dalla sua amministazione per la costruzione del nuovo impianto giallorosso

ROMA - Ignazio Marino, ex sindaco della Capitale, recentemente assolto in Cassazione dalle accuse di peculato e falso nella vicenda scontrini, che lo aveva costretto ad abbandonare la poltrona di primo cittadino della Città Eterna nell'ottobre 2015, è tornato ha parlare del progetto dello stadio della Roma in diretta a Radio Radio. A proposito della cancellazione del progetto proposto dalla sua amministrazione dice: «Cancellare quel progetto è stato un insulto pesante alle romane e ai romani. Io e il professor Caudo non accettammo di votare l'interesse pubblico sullo stadio della Roma fino a quando dopo una riunione di un'intera giornata a New York, uno dei viaggi che mi vengono contestati, chiedemmo a James Pallotta di inserire circa 300 milioni di euro di investimenti privati per opere pubbliche: una metro, il raddoppio della Roma-Lido, un altro ponte per le automobili.Tutto questo avrebbe potuto portare allo stadio almeno il 70% degli spettatori via ferro. Rimango sbigottito che, dopo il nostro allontanamento, viene rifatto il progetto e viene detto ai privati "Non vi preoccupate, quei 300 milioni non ci servono più e anzi ce li mette lo Stato italiano, e quindi i cittadini di tutto il Paese", invece di avere un'opera con un un segno che sarebbe rimasto nella storia dell'architettura della città: le tre torri di Libeskind, l'architetto che ha vinto il concorso per progettare la ricostruzione di Ground Zero, non proprio uno sconosciuto. Cancellare quel progetto à stato un insulto pesante alle romane e ai romani»

«Se penso si tratti di un favore ai costruttori? Certamente se venisse realizzato in questo modo, dicendo che non servono più 300 milioni di investimenti privati in opere pubbliche, che è quello che poi il governo della sindaca Raggi ha annunciato con grande gioia, io credo che i costruttori ne sarebbero abbastanza soddisfatti. Se c'è un imprenditore e viene il sindaco a dirti "Non ti preoccupare se Marino ti ha chiesto 300 milioni per le opere pubbliche, rifacciamo tutto e quei 300 milioni te li tieni tu", credo quell'imprenditore sia molto contento».

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