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Dirigenti della Roma furiosi a Lecce: ecco cosa è successo con l'arbitro

Gestione, ammonizioni, scelte: il club giallorosso ha protestato a Lecce come accaduto a Bologna

La Roma protesta. Ma come, ci si potrebbe chiedere: arrabbiata dopo una vittoria? Sì. Anzi, meglio, arrabbiata dopo due. Quella di Bologna e quella di Lecce. I dirigenti non hanno gradito gli arbitraggi, tanto di Pairetto quanto di Abisso. Sotto accusa, in entrambi i casi, è la gestione della partita e dei cartellini gialli, al di là degli episodi più rilevanti.

A Lecce confronto fra i dirigenti della Roma e gli arbitri

Ieri negli spogliatoi di Via del Mare c’è stato un confronto abbastanza deciso tra i dirigenti romanisti e gli arbitri. La Roma ha chiesto spiegazioni sul rigore non concesso nel primo tempo, per un fallo di mano di Lucioni apparso evidente anche dalla tribuna. L’arbitro Abisso, confortato dal Var Guida, ha chiarito la sua interpretazione del nuovo regolamento che dovrebbe punire in qualunque situazione un “mani” in area se il braccio è staccato dal corpo: essendo stato generato da una deviazione fortuita di un compagno, il portiere Gabriel, ed essendo la distanza molto ravvicinata tra i due contatti con il pallone, gli arbitri hanno ritenuto che il tocco non fosse sanzionabile. Diversa valutazione meritava la situazione della ripresa, quando Dzeko ha calciato verso la porta e il braccio scomposto di Lucioni ha corretto la traiettoria del tiro. Per questo nel primo caso Abisso si è accontentato del silent check di Guida, senza nemmeno rivedere le immagini.

Roma innervosita anche per la gestione dei cartellini

Ma la discussione non ha convinto la Roma, che contesta anche le ammonizioni di Pellegrini e Mkhitaryan avvenute tutt’e due nel primo tempo. Abisso ha mostrato il giallo a Pellegrini per una leggera trattenuta e a Mkhitaryan per una reazione di protesta che nessuno ha colto. Per di più al Lecce, prima dell’intervallo, erano stati fischiati solo due falli, ritenuti pochi nello sviluppo della partita, contro gli otto della Roma. Per il numero di ammonizioni ritenuto poco congruo, la società si era indispettita anche a Bologna.

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