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Roma, sette anni di Pallotta: il racconto della sua presidenza

Dal sogno scudetto, al fucking idiots fino alla lettera: la cronistoria di Pallotta alla guida del club giallorosso

 

 

RIVOLUZIONE ROMA, GLI ADDII DI DE ROSSI E TOTTI, LA PROTESTA DEI TIFOSI

Luglio 2018, il presidente si concede un viaggio in Italia per le vacanze e fa tappa a Napoli. Viene intercettato da alcuni tifosi che gli chiedono delle notizie di mercato su alcuni gioielli della rosa giallorossa: "Alisson o Nainggolan al Napoli? No" - risponde Pallotta con una mezza battuta - "De Laurentiis non vuole spendere tutti questi soldi. Alisson costa tanto, servono 78 milioni, è vicino al Real Madrid mentre Nainggolan andrà all’Inter". Le dichiarazioni fanno il giro del web e Pallotta è costretto una rettifica ufficiale attraverso il proprio profilo twitter. "Ho letto con molto divertimento che avrei rilasciato alcune dichiarazioni su tema mercato. Stavo invece scherzando con un gruppo di ragazzi e ho risposto sarcasticamente secondo le indiscrezioni in voga sui giornali e su Twitter mentre ero in Italia. Non c’era nulla di serio in quello che stavo dicendo mentre mangiavo una pizza. Solo humour americano che qualcuno non capisce".

Alisson andrà al Liverpool (battuta la concorrenza del Real), Nainggolan all'Inter. 

Agosto 2018, altre dichiarazioni di Pallotta sulla stagione: “Sulla carta abbiamo la migliore squadra che io abbia mai avuto: Schick e Karsdorp sono tornati, Pellegrini e Under sono cresciuti di un anno, Pastore, Marcano, Cristante e Kluivert sono tutti ottimi acquisti. È stata costruita e organizzata per segnare di più. Se riusciremo a vincere? Abbiamo un’ottima squadra e vedremo cosa accadrà". La stagione non va secondo le aspettative: eliminazione agli ottavi di Champions contro il Porto, fuori dalla Coppa Italia con il 7 a 1 della Fiorentina, l'esonero di Eusebio Di Francesco e l'addio di Monchi. 

La Roma chiude il campionato al sesto posto sotto la guida di Claudio Ranieri, negli ultimi mesi Pallotta decide di rivoluzionare l'organigramma della Roma e licenziando alcuni elementi dello staff giallorosso. Il club a maggio, tramite un tweet, comunica ai tifosi di non voler rinnovare il contratto a Daniele De Rossi. Tutta la tifoseria giallorossa protesta contro le decisioni della Roma e di Pallotta, tanto da organizzare una protesta davanti agli uffici giallorossi all'Eur. Striscioni vengono esposti in tutta Roma, ma anche nelle città europee e americane. 

Il 25 maggio l'ultima partita del capitano giallorosso, il 31 dello stesso mese la Roma pubblica una lunga lettera di Pallotta indirizzata ai tifosi. (LEGGILA QUI). "Come sapete, non sono venuto a Roma nell’ultimo anno. Ero così arrabbiato, già da agosto, per come le cose stavano andando che temevo che la mia presenza non sarebbe stata d’aiuto. Questo è stato un grave errore, la prossima stagione ci sarò. Avrei dovuto essere di più a Roma"

Ma anche durante le vacanze in Italia della scorsa estate il patron non ha messo piede nella Capitale, cancellando anche il viaggio di settembre. 

Oltre all'addio di De Rossi, il patron ha dovuto fare i conti con quello di Totti, lo scorso giugno.

"Non sono mai stato reso partecipe, solo quando erano in difficoltà mi chiamavano. In due anni avrò fatto 10 riunioni, mi chiamavano sempre all’ultimo, come se mi volessero accantonare da tutto - le parole di Totti in conferenza stampa -. Dopo un po’ il cerchio si stringe, dopo un po’ subentra il rispetto verso la persona. Ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione e portare qualcosa in più. Ma dall’altra parte il pensiero era diverso. Se io fossi presidente della Roma e avessi due bandiere come Totti e De Rossi in società, gli darei in mano tutto, per quello che hanno fatto e per rispetto. Ti possono spiegare cosa è la romanità. È quello che non è stato mai chiesto. Lui si è contornato di persone sbagliate, lui ascolta solo alcune persone. Se io sbaglio per 8 anni, una domanda me la farò o no? È questo il quesito che mi pongo da tifosi. Dentro Trigoria ci sono persone che fanno il male della Roma. Pallotta tante cose non le sa, e lui si fida sempre di queste persone. Questo è il suo errore principale. A Boston arriverà un decimo della verità". (LEGGI LA CONFERENZA INTEGRALE)

Puntuale arriva il giorno dopo la replica di Pallotta: "Il club è estremamente deluso nel sapere che Francesco Totti ha annunciato di aver deciso di lasciare il club e di non assumere la posizione di direttore tecnico dell’AS Roma. Gli abbiamo offerto questo ruolo dopo l’uscita di Monchi, per il quale eravamo in attesa della sua risposta - dice Pallotta -. Credevamo che il ruolo offerto a Francesco fosse una delle posizioni più alte del club e che ovviamente richiedesse totale dedizione e impegno, cosa che ci si aspetta da tutti i dirigenti all’interno del club. Siamo stati preparati ad avere pazienza con Francesco e ad aiutarlo a realizzare il passaggio dall’essere un grande calciatore ad un grande manager. Per dimostrare questo impegno a Francesco, gli è stato offerto il ruolo di direttore tecnico, un ruolo in cui credevamo potesse crescere e uno in cui ci siamo proposti di supportarlo mentre si adattava”

FRIEDKIN E L'ADDIO ALLA ROMA

"Ho fatto tutto per il bene del club". Dopo sette anni e nessun titolo vinto, Pallotta esce di scena e vende la quota di maggioranza della Roma. Sette anni tormentati dal pessimo rapporto con i tifosi, i pochi viaggi nella Capitale, una gestione del club che non ha portato trofei e gli addii di tanti allenatori oltre alle bandiere Totti e De Rossi. Sette anni di lavoro per far crescere il brand e provare a costruire lo stadio, poi il 'consiglio' dei soci di vendere tutto a Dan Friedkin chiudendo con una plusvalenza l'affare Roma. Ora tocca al magnate texano di origini californiane cercare di portare a Trigoria un trofeo e risollevare l'umore di una piazza che in questi anni non è riuscita a trovare il giusto feeling con il suo predecessore. 

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