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Monchi: "Tornare a Siviglia è stato facile. Sogno un'altra Europa League"

Il diesse spagnolo parla del suo ritorno nel club andaluso dopo l'addio alla Roma

ROMA - A pochi giorni dalla sfida di Europa League contro la Roma, il direttore sportivo Monchi ha rilasciato un'intervista al portale goal.com parlando del suo ritorno in Spagna e dei progetti futuri del club.

Perché Monchi ha deciso di tornare al Siviglia e cosa le hanno detto per convincerlo?
"Perché tutto quello che ho sentito, mi è piaciuto. Quando ho incontrato il presidente Pepe Castro, con Jesús Arroyo, mi è piaciuto tutto e ho avvertito molta motivazione. Sono stato felice di sentire che il club voleva continuare a crescere, essere all’avanguardia del calcio spagnolo ed europeo. Non è stato difficile convincermi, perché una volta che ho sentito tutto ciò, sono stato chiaro: volevo tornare a casa mia”.

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Poi c’è ovviamente la componente sentimentale. Ha passato 30 anni al Siviglia
"I sentimenti fanno parte del calcio. Sono stato qui per quasi 30 anni, ho vissuto tutto, come giocatore, come dirigente, come direttore sportivo. È difficile da spiegare. Il mio rapporto con il club va oltre il professionista: sono più sevillista di un direttore sportivo. A volte è un’arma per motivarti e altre volte è un’arma che ti pesa. Ma cerco sempre di essere positivo".

Tanti credono che Monchi sia un vero riferimento mondiale. È d’accordo?
"Considerarmi un riferimento mondiale è eccessivo. È evidente che la crescita del Siviglia ha dato forza a tutti noi. La figura del direttore sportivo è cresciuta, ma non sono un riferimento, ci sono grandi direttori sportivi. Cerco di contribuire maggiormente a vantaggio di questo ruolo e soprattutto di questo club".

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Il Siviglia è un modello economico e sportivo degno di studio in diverse università, ma soprattutto è una storia meravigliosa: è stato cinque volte campione d’Europa. Una fiaba, giusto?
"Più che una storia da Cenerentola o una fiaba, la storia del Siviglia è la storia di un club che è stato ricostruito alla fine degli anni novanta sulla base dell’umiltà e sulla volontà di continuare a crescere sempre. Quelle sono state le leve che abbiamo usato per portare Siviglia al top". 

L’obiettivo di questo Siviglia è giocare la prossima edizione della Champions?
"È difficile sapere dove finiremo. Dopo i cambi, il nuovo allenatore, i nuovi giocatori, il nuovo direttore sportivo. Sono cambiate molte cose e per ora è andata bene. Questo è un progetto a lungo termine, non a breve termine. Con la tranquillità e il tempo riusciremo a superare le sfide che abbiamo posto. E sì, se alla fine siamo in grado di accorciare gli spazi e i tempi e siamo in grado di entrare in Champions, allora sarà anche meglio, ovviamente”. 

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Puoi immaginare di vincere la sesta Europa League o è impossibile?
"Sarebbe un sogno. Qualcosa di quasi impossibile, perché è sempre più difficile vincere un torneo. Ma sì, non c’è dubbio. Vincere una sesta Europa League significherebbe toccare di nuovo il cielo con un dito". 

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