ROMA - Quattro mesi intensi, pieni, tutto sommato gratificanti. Quattro mesi per certi versi rivoluzionari. L’impatto della famiglia Friedkin sulla Roma, per quanto insignifi cante sotto il profilo mediatico, è stato travolgente da un punto di vista operativo. Con la presenza fissa di Ryan, rampollo e vice presidente, e quella periodica del grande capo Dan, i Friedkin hanno lasciato rapidamente intendere che la loro filosofia gestionale si basa su principi e progetti opposti rispetto a Pallotta. Se avranno maggiore successo, lo dirà la storia. Ma la distanza è già molto visibile in ogni settore del club. Pensate solo alla vicenda dello stemma, magari marginale se vista con il distacco di un non tifoso. Ma ritenuta essenziale dall’ala più accesa del romanismo, ovvero i gruppi organizzati della Curva Sud. E i Friedkin cosa fanno? Restituiscono il vecchio logo che Pallotta aveva cambiato per poi ostinatamente difenderne il valore.
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L'Operazione simpatia
In queste pagine parleremo dell’operazione simpatia che mira a riconquistare i tifosi sul territorio, i clienti che un giorno non così lontano potranno tornare a riempire lo stadio. Parleremo del futuro infrastrutturale della Roma, quindi dello stadio stesso ma sul piano progettuale. E parleremo anche delle prime mosse che i Friedkin hanno voluto trasmettere ai loro collaboratori, a cominciare dal fidato Guido Fienga: certi errori del passato non saranno ripetuti, anche nei rapporti di collaborazione con figure indipendenti (vedi i procuratori). L’importante è non farsi tentare dalle scorciatoie e dalla vanagloria perché la prospettiva è una crescita costante: poco speculativa, molto industriale.