ROMA - "Ho avuto una polmonite bilaterale, febbre a quaranta, tosse continua ed ero stanco, non avevo fame. Sono stati 24 giorni molto duri". Francesco Totti torna a parlare di come ha affrontato il Covid lo scorso novembre, tre settimane molto dure per lui e per la sua famiglia: "I ragazzi si sono spaventati, anche loro tutti positivi, per fortuna asintomatici - ha dichiarato a Sette -. Tutti quelli che mi circondavano l’hanno preso". L'ex capitano giallorosso ha anche raccontato il suo addio alla Roma, prima da giocatore e poi da dirigente: "Trigoria è quasi la mia prima casa. L’addio? Sapevo che prima o poi avrei dovuto smettere. Bisogna essere realisti. A 40 anni è pure difficile arrivare e continuare a giocare al livello giusto. Però nel mio caso sono stato costretto. Una soluzione si poteva trovare, insieme. Avrei voluto smettere in un altro momento. Avrei voluto essere io a prendere la decisione".
Fin qui è stato un anno solare senza precedenti per il calcio italiano e mondiale. Da ormai dodici mesi le squadre giocano senza tifosi allo stadio, e adesso l'unico sostegno dei fan può arrivare tramite i social, che hanno rivoluzionato anche l'approccio dei giocatori al lavoro: "Sono successe tante cose: prima l’arrivo dei social che ha fatto sbarellare e rendere più individualisti i giocatori, poi questa anomalia di un campionato col Covid e senza pubblico. Ma il problema è più di fondo, stanno sparendo i campioni. Ci sono meno campioni e più giocatori costruiti". Totti da più di un anno è impegnato con la sua agenzia scouting per trovare nuovi campioni e giovani talenti. Ma non esclude anche un suo sbarco al cinema: "Se Carlo Verdone se la sentisse, potremmo interpretare un remake di In viaggio con papà".