«Ma sei sicuro? Ti avviso, io non ho peli sulla lingua. So’ come Josè». L’istrionico Marco Giallini se la ride ancor prima di iniziare e, a suo modo, mette i puntini sulle “i”. La sua intervista somiglia a un flusso di coscienza di joyciana memoria: parola dopo parola, quasi senza respirare, fa uscire dal cuore tutto l'amore per i colori giallorossi. L'attore è un fi ume in piena che rompe gli argini. Gli ultimi ciak, il tempo di cambiarsi in camerino e poi si dichiara pronto per commentare l'arrivo di Mourinho. Ma ecco la seconda premessa: «Io quando parlo della Roma non recito, dico la verità». Sentiamola. 

Lo Special One alla Roma. Sembra un film

«C'è da esserne felici e questa sensazione me la gusto tutta. Più passano le ore, più aumenta il piacere» 

La Roma tornerà a lottare per lo scudetto?

«Con lo Special One tutto è possibile. Negli ultimi anni ci sono stati allenatori che defi nisco “traghettatori”, gente che si capiva fosse qui solo di passaggio. Ora apriamo un ciclo vincente»

Marco Giallini racconta la sua prima volta allo stadio

Come è nata la sua passione per la Roma?

«Passione? Non la chiamerei così» 

Scelga un altro vocabolo

«Malattia. Guardate che io sto sempre in giro, ma le partite me le perdo di rado. Sul set ormai mi lasciano stare, sanno che quando gioca la Roma non mi devono parlare»

La prima partita allo stadio?

«Roma-Foggia 3-1, 1976, con mio fratello in Curva Nord. La formazione la so a memoria: Conti, Menichini, Sandreani, Boni, Santarini, Maggiora, Conti…» 

Quella squadra finì ottava. Eppure le è rimasta nel cuore…

«Ma certo. Quando ero ragazzino io, si arrivava al massimo 5° o 6°. C’era una lotta intestina coi laziali per piazzamenti che oggi consideriamo fallimentari. Ma dall’ultimo scudetto in poi, abbiamo sempre visto una grande Roma. Ecco perché non mi piace l’andazzo attuale»

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