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Roma, Fienga: “Mourinho? Ci insegnerà a vincere. Totti? Non torna”

Il CEO giallorosso: "Vogliamo costruire lo stadio vicino ai tifosi, deve servire tutta la settimana"

ROMA - Il CEO della Roma Guido Fienga ha rilasciato un'intervista nel giorno dell'anniversario dello scudetto della Roma del 2001. il dirigente è intervenuto dal Roma Club Testaccio ai microfoni di Retesport parlando di Mourinho, del futuro della squadra, dello stadio e del ritorno di Totti. 

Dove nasce l'idea Mourinho?

"È stata un'intuizione degli azionisti. Quando si è presentata la possibilità lo hanno subito pensato ma sono stati soprattutto bravi a convincerlo. E' uno degli allenatori più importanti da un punto di vista di incarnare quello che vogliamo, è il numero uno. Sono stati bravi a convincerlo, in pochissimo tempo si è chiuso l'accordo. Ovvero poco prima che venisse annunciato. I Friedkin sono molto intelligenti e imparano alla svelta. Hanno cominciato anche a imparare l'italiano, ma non so quando può esserci una conferenza stampa".

Arriveranno anche i grandi calciatori ora?

"O cercate più giocatori funzionali con operazioni mirate? Di mercato non parlavo prima quando ero responsabile, figuriamoci ora che per fortuna non è così. Una cosa l'abbiamo detta e vogliamo che sia chiara. Abbiamo preso Mourinho perché venga qui e ci insegni a vincere. E' un percorso, un progetto e bisogna lasciarlo lavorare perché non è una cosa immediata. E  il percorso seguirà i parametri che cisiamo dati. Il mondo del calcio è cambiato, vedi i top club che spendevano cifre inarrivabile per noi e ora non faranno niente. Noi vogliamo creare un progetto vincente e che sia sostenibile. I giocatori li sceglieranno Mourinho, Pinto con la proprietà. Aspettatevi la serietà del progetto più che colpi, che se ci saranno è perché saranno funzionali. Non dobbiamo impressionare nessuno. Cristiano Ronaldo? Non credo".

Come sta cambiando nel rapporto tra la proprietà e i tifosi?

"E' da tanto che il club dice che il bello di essere della Roma è quello di condividere. In questi ultimi anni non mi sembra che ci sia stata tanta condivisione, senza entrare nel merito. L'essenza del romanismo è la condivisione e questo è mancato. Se non rinasce ci divertiamo tutti meno. Per noi che ci lavoriamo è pesante, ci alimentiamo di negatività e polemiche. Mentre noi ce la mettiamo tutta e la scelta di Mourinho va in questo senso. Non solo lui deve ridare entusiasmo, anche noi stiamo facendo quello che dovrebbe essere fatto. Dobbiamo entusiasmarci, lottare, è lo stesso spirito che vogliamo vedere sugli spalti, poi condividere le gioie e i dolori. Nella condivisione si è sempre distinto il tifo romanista".

Che cosa si farà con gli abbonamenti?

"E' complicato poterli vendere ora perché non sappiamo la disponibilità dello stadio, è una discussione che cambia di giorno in giorno. Si può ipotizzare sulla capienza, ad ora è un 25% cge per noi è poco. Finché non c'è una regola però è impossibile poter vendere abbonamenti. E' impossibile dire che il 20% della curva potrà abbonarsi. La Roma è tra quelle che sta spingendo per avere parametri certi per far entrare i tifosi. Pacchetti? Penso che si inizierà vendeno i biglietti, poi magari si potrà passare a una promozione per il resto dell'anno. Prima ci arriviamo prima saremo contenti tutti".

La scelta di erigere un muro di Berlino ha creato una divisione tra chi criticava e chi no. Cosa non si è materializzato in questi 10 anni?

"Non mi piace parlare del passato, ma mi piace analizzare gli errori. Lo sforzo che facciamo e che chiediamo è passare questa fase. Io accetto le critiche, ma non date per scontato un principio di cattiva fede. Tutti stiamo lavorando e possiamo sbagliare, ma ce la mettiamo tutta. Speriamo di bagliare sempre meno, ma speriamo di ritrovare entusiasmo e ritrovare qalcosa che ci faccia gioire e urlare. E al centro della Roma c'è Roma e il tifoso della Roma, su questo siamo assolutamente convinti con la società. Pur volendo che il brand sia internazionale. Quello che piace anche ai tifosi che sono fuori è sentirsi romanisti di Testaccio. Quindi perché non consolidare sempre di più questo rapporto?"

I Friedkin come hanno vissuto le manifestazioni d'affetto dei tifosi prima del derby e prima di Manchester?

"Sono rimasti meravigliosamente colpiti. Ogni volta è finita con la considerazione 'pensa cosa sarebbe stato con lo stadio aperto!'. Io penso che in tante partite quest'anno i tifosi si sarebbero divertiti, magari in altre meno".

Ai Friedkin sta piacendo il 'giochino'.

"Loro hanno comprato la Roma per gestirla a lungo termine, quindi non è un giochino ma un obiettivo in cui credono e in cui si impegnano. Sapete quanto sono presenti e attivi. Non fa niente che non parlino. A livello internazionale non è un'azione per avere visibilità. Sta pagando la coerenza della Roma in questi anni di mantenere e difendere lo spirito del calcio e che pice alla Roma. Ci siamo opposti alla Superlega perché non era una scelta giusta e non rispettava la natura del calcio che è un movimento popolare e non di business".

Dove sorgerà lo Stadio della Roma?

"A saperlo... Il progetto che abbiamo seguito come società finora non è più stato ritenuto sostenibile. Per una serie di motivi, figlio anche di un tempo che non c'è più, il Covid ha cambiato le carte in tavola. L'intenzione è costruire uno stadio, e solo uno stadio, con una capienza che sarà ritenuta conveniente, il più possibile vicino ai tifosi. Vicino quindi alle aree in cui i tifosi già sono che non comportino migrazioni di 60mila persone ogni volta e farglielo vivere quotidianamente. Deve essere la casa dei romanisti, quindi devono averlo vicino per viverlo. Ad oggi non siamo ancora riusciti a chiudere la procedura di Tor di Valle, quindi non possiamo dire altro. Le idee ci sono, i criteri sono questi".

Ha un'idea di un calcio possibile nel futuro?

"Negli ultimi 10 anni si è fatta una rincorsa a spendere di più e pagare di più qualcosa che si pagava meno. Poi si metteva un tappo a questi costi con ricavi che prima erano veri, poi col Covid si è provato a fare una sorta di esproprio ai vari campionati facendone uno in cui giocano solo alcune squadre permettendogli di spendere sempre di più. Ora bisogna controllare i costi, ridimensionare i costi dei cartellini e degli stipendi".

Totti rientra?

"Abbiamo un ottimo rapporto con Francesco, per me è affettuoso. Totti sta facendo la sua attività, ha un ottimo rapporto con la Roma e questa proprietà. Sta facendo il suo percorso professionale, che poi se fatto bene a noi non viene male. Sta sviluppando giovani, fa scouting, è un rapporto che funziona. Non c'è la necessità che stia dentro o fuori, e da lui non c'è questo tipo di richiesta. Il rapporto è assolutamente buono, lo è anche con la proprietà e non ci sono avversità derivate da fatti antichi. E' un rapporto di collaborazione, perché lui fa certe cose per alcuni giocatori che sono anche nelle nostre giovanili. Segue diversi giovani e li sviluppo e a noi va bene così".

Con Mourinho la Roma è di nuovo affascinante per gli sponsor?

"La Roma è stata sempre affascinante. Ottavo posto? Col fascino c'entra poco, abbiamo sbagliato in alcuni momenti. Mourinho ha rdato visibilità, c'erano delle scadenze e si stanno riconsiderando un po' tutti gli sponsor, che in parte hanno ridotto gli investimenti. Avremo un nuovo sponsor tecnico, New Balance è importante perché siamo la loro squadra di punta. Per gli sposnro di maglia alcuni saranno confermati e altri potranno cambiare. Ora non è faicle, perché partiamo tutti con una disonibilità di budget più bassa".

Le oscillazioni in borsa.

"Non ne conosciamo il motivo, a volte ci preoccupano perché poi ci chiama l'organo di vigilanza. Non capiamo perché queste oscillazioni, non c'erano altri annunci in  ista. Il nostro titolo è poco liquido, bastano pochi acquisti e il valore schizza quindi quel valore lì è disconnesso da ogni altra considerazione".

Su Campo Testaccio.

"Siamo vicini da un anno e mezzo a tutti i quartieri, soprattutto quelli romanisti, con i murales dei volti dei tifosi celebri. Su Campo Testaccio sappiamo che ci siamo varie iniziative, siamo consapevoli del valore di quell'area per la storia della Roma e ci siamo messi a disposizione per fare la nostra parte nel colllaborare, recuperare e portare parte delle nostre attività. E' poco chiara la destinazione che la città vuole dare a quell'area, ma noi abbiamo dato la disponibilità a qualsiasi proprietà".

E il ritiro?

"Andremo in ritiro. In montagna? Non lo so, non credo".

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