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Roma, Spinazzola: “A novembre torno in gruppo. Da piccolo venivo bullizzato”

Il terzino su Roberto Mancini: "Penso mi voglia bene. Mi stima e mi stuzzica, mi ha sempre fatto sentire parte della squadra"

ROMA - Ospite della prima puntata di “Ti Sento”, Leonardo Spinazzola si è raccontato in esclusiva tv a Pierluigi Diaco parlando dell’infortunio avuto durante l'Europeo: "Non mi sarei mai aspettato l'infortunio, anche perché stavo da dio, stavo proprio da dio, volavo: mi sentivo volare in campo”. Sul futuro futuro:  “Quando rientro? Io ho detto che a fine novembre rientro in squadra, in gruppo, questo non significa giocare in partita ma che rientro in gruppo, che respiro la squadra… È già una grande cosa! … E' una cosa mia, è una scaletta mentale, l’equilibrio! È quello, perché io tutti i giorni punto quel giorno”. 

Ha continuato Spinazzola: "Mi auguro di rientrare in gruppo a novembre. Perché significa che va tutto alla grande, che io tra un tot corro, che esco fuori, prendo la palla e scatto dopo… Io eh, ho doti che devo allenare tanto”.

Un video messaggio di Roberto Mancini ha poi esortato il campione a tornare presto in campo: “Ti aspettiamo presto, abbiamo bisogno di te hai un gran fisico, recupererai in fretta”. Pronta la risposta del terzino giallorosso: “Penso che il mister mi voglia tanto bene. Mi stuzzicava sempre - non fare questo non fare quello… E’ un bene quando un mister, quando una persona ti sta sempre addosso, significa che prova qualcosa no? E quello me l'ha fatto sempre capire ma anche prima dell'Europeo. Io mi sono sempre sentito parte di quella squadra e mi sono sempre sentito la stima che il mister aveva nei miei confronti”.

Spinazzola si è poi lasciato andare anche a delle confessioni e ha rivelato quando da ragazzo lo bullizzavano per il suo sorriso. Alla domanda di Pierluigi Diaco: “Ti è capitato in passato, magari in gioventù, per motivi che esulano dal calcio, per motivi personali di rapporti sentimentali amicali di avere delle ferite profonde?”, Spinazzola ha risposto: “No ferite profonde no, mi portavano un pochino in giro perché mi dicevano castoro perché avevo i denti grandi all’infuori… Per me questo era abbastanza un complesso, mi ha ferito da piccolo perché ero alle medie e avevo 12 anni. 'Siamo tre papà castoro' mi cantavano (sigla di un cartone animato, ndr). Sì, mi arrabbiavo, però dopo crescendo penso che è la cosa più bella che ho questo sorriso. Come difendersi dal bullismo? Dicendo ai ragazzi che sono migliori di loro senza dubbio. Perché chi parla tanto degli altri non è molto sicuro di sé stesso penso”.

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