Non devo scusarmi perché non c’è niente di cui scusarsi. Ho scritto decine di pezzi esecrando quel delitto barbaro e parlandone come dell'atto primigenio della violenza negli stadi. Feci anni dopo una intervista al fratello, una delle più commoventi in assoluto. Ero allo stadio quel giorno. Mi sono immedesimato più di tanti che mi augurano razzi a ritroso nella "faccia sfondata" dello sventurato Paparelli. Se ho usato un'espressione brutale è perché brutale, odioso e terribile fu l'atto. Chi mi legge anche una sola volta sa che per me la lingua non deve edulcorare con una finta e stucchevole pietà la crudeltà della vita quello fu un atto crudele, mostruoso e ingiustificabile nei secoli e nei millenni. Lo penso e lo scrivo oggi, l'ho pensato e scritto sempre!
Corriere dello Sport
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