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Più punti, meno gol subiti e in trasferta... Così Mourinho ha (di nuovo) superato se stesso

Nonostante le difficoltà, l'allenatore della Roma, dopo 12 giornate, ha un rendimento migliore rispetto a un anno fa. In calo solo le reti realizzate

Non ha mai avuto a disposizione Wijnaldum, che doveva essere il giocatore "box to box" in grado di aiutare la difesa e far ripartire l'azione. Ha dovuto combattere con la spalla lussata di Zaniolo, con i muscoli di cristallo, preziosi ma delicati, di Dybala. Ha dovuto fare a meno, a destra, prima di Karsdorp e poi di Celik. Ha dovuto combattere - e lo sta ancora facendo - con un Abraham lontano parente di quello dello scorso anno e deve pregare, ogni tre giorni, che non prenda neppure un raffreddore a Chris Smalling, il pilastro della difesa. Eppure, nonostante tutto, José Mourinho è riuscito, dopo 12 giornate, a portare la Roma al quarto posto, a meno due dal secondo. I giallorossi si sono migliorati rispetto a un anno fa e con loro Mou, capace di plasmare una squadra che, magari, non sarà brillantissima nel gioco e negli interpreti, ma non molla mai, non si dà mai per vinta e ha sei punti in più rispetto al 2021. Se i gol segnati sono cinque in meno (16 contro 21), quelli subiti sono diminuiti: da 14 a 11. Non poco, per un gruppo che ha quattro centrali di ruolo contati (e gioca a 3) di cui uno, Kumbulla, ha avuto parecchi problemi fisici. 

Mourinho e i giocatori, il rapporto

Mourinho, da qui alla sosta per il Mondiale, tirerà avanti con le risorse che ha, vivendo in apnea le prossime due settimane scarse con 4 partite: Ludogorets in Europa League (qualificazione da conquistare), derby, Sassuolo e Torino in campionato. Tre sfide in casa, una in trasferta, con l'Olimpico che si prepara a 3 nuovi tutto esaurito per sostenere il tecnico e i giocatori. Proprio loro sono la chiave: Mou, in questa stagione, sta alternando come non mai bastone e carota perché da una parte si rende conto che i calciatori danno il massimo sempre, in allenamento e in partita, dall'altra sa che il salto di qualità ancora non è arrivato. Alcuni devono crescere tecnicamente e tatticamente (Camara, anche se Mou sta trasformando pure lui, a tratti ancora Zalewski, più tutti i ragazzi), altri devono tirare fuori la personalità (prendere esempio da come è entrato Matic a Verona non sarebbe una cattiva idea), altri ancora devono aggiustare la mira (Abraham e Belotti in particolare), in attesa del rientro dei pezzi da 90. Dybala, Wijnaldum, lo stesso Spinazzola: tutta gente che, da gennaio, potrà e dovrà dare una mano in più. Nel frattempo, Mourinho pensa positivo (parole sue) e continua con la sua strategia: fare punti, punti, punti. E pazienza se siano brutti, sporchi e cattivi: per adesso, José, non ha né tempo né voglia di pensare alla forma. Conta solo la sostanza. A proposito di sostanza: la Roma non vinceva cinque gare di fila in trasferta dal 2017, l'anno del terzo posto in campionato e della semifinale di Champions. Sono passati tre allenatori (Di Francesco, Ranieri e Fonseca), due presidenti e tre capitani prima di riuscirci di nuovo. Con la sorte non esattamente benevola, visto che con 9 legni colpiti, la Roma è la squadra meno fortunata (e meno precisa) del campionato.

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