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Roma, numeri spaventosi di Mourinho sui calci piazzati

Il 2-2 di San Siro alimenta il trend: angoli e punizioni sono una risorsa decisiva

ROMA - Anche dentro a un risultato casuale, niente è lasciato al caso. La Roma si è arrampicata sulla partita contro il Milan attraverso gli appigli che conosce meglio: due calci piazzati, uno dopo l’altro, cercati con cura. Specialmente il secondo, che Dybala si è procurato sulla fascia destra sfruttando l’irruenza di Vranckx e che Pellegrini ha calciato nel mezzo individuato il gigante buono, Nemanja Matic. Il capitano aveva calciato anche l’angolo del momentaneo 2-1, al minuto 86: in quel caso ha innescato uno dei migliori specialisti dei colpi di testa in area, Roger Ibanez, già a segno grazie allo stesso schema a inizio stagione contro il Monza.

La media

Sono così già 10, solo in campionato, le reti segnate dalla Roma partendo dai tiri da fermo. Napoli (13) e Inter (11) sono più avanti nella classifica assoluta ma in termini percentuali nessuna squadra utilizza così tanto quest’arma: il 47,62% dei gol (21 in totale) non è arrivato su azione. Nella lettura del dato si potrebbe evidenziare l’elemento negativo, cioè la scarsa qualità del gioco che obbliga Mourinho a valorizzare la fisicità dei giocatori nei duelli corpo a corpo. Ma la Roma, nelle statistiche dei gol attesi ormai riferimento insostituibile degli analisti, è stata spesso migliore degli avversari che via via ha incontrato. Persino domenica contro il Milan (1,11 contro 1,09). Il problema generale, che non riguarda la partita di San Siro, è la scarsa concretezza sotto porta alla quale Mourinho ha provato a ovviare schierando contemporaneamente i quattro meravigliosi (Abraham insieme a Dybala, Zaniolo e Pellegrini) per la prima volta dalla seconda giornata.

Specificità

Il lato indubbiamente positivo della vicenda è la capacità sviluppata dalla Roma di sfruttare le palle inattive. In questo senso il lavoro paga: sul mercato sono stati scelti profili anatomicamente adeguati, mentre a Trigoria durante la settimana le esercitazioni sul tema sono molto frequenti, nell’ordine di 6-7 ore a settimana comprese le riunioni di studio al video. L’idea di Mourinho è valorizzare i piedi dolci di Dybala e Pellegrini ma anche l’abilità dei saltatori: Smalling ha già segnato 3 gol, tutti di testa, uno dei quali è servito a battere l’Inter sempre a San Siro. Ma anche Abraham, firmatario di 4 reti tutte in trasferta, ha beneficiato dei calci da fermo. A Torino contro la Juventus segnò il pareggio dopo un angolo di Pellegrini corretto da un assist di Dybala.

Crescita

Insomma: la Roma deve migliorare molto per puntare alla Champions League. E in termini di fluidità nella manovra potrà beneficiare dell’innesto di Wijnaldum, che era stato ingaggiato proprio per dare tempi e ritmo al centrocampo. Ma nel frattempo torna dal 2-2 di Milano rafforzata nello spirito: conquistare 5 punti nelle tre partite in trasferta contro le milanesi e la Juventus è una dimostrazione implicita di adeguatezza al contesto. In tutti e tre i casi ha sfruttato i calci piazzati ma attenzione. Quando ti procuri calci d’angolo, punizioni dal limite o addirittura rigori (già 5, ma solo 3 trasformati) significa che sei arrivato vicino alla porta avversaria.

Scelta

Contro il Milan è successo più raramente del solito perché, come ha spiegato candidamente Ibanez, Mourinho aveva preparato la partita in questa maniera. Lasciando l’iniziativa all’avversario, concedendo pochissimo in difesa, era convinto che prima o poi sarebbe riuscito a sfruttare il talento dei suoi attaccanti. Compreso Zalewski, che in molte situazioni di gioco ha fatto l’esterno alto in una sorta di 4-2-3-1 (con Ibanez terzino puro e Zaniolo laterale destro) per cercare di avvolgere il Milan in contropiede. In effetti, se si esclude il 2-0 che nasce in contropiede dopo un tiro sbagliato da Pellegrini, la Roma non ha mai sbandato e ha preso gol proprio da calcio d’angolo, di solito un punto di forza a favore. Ma se i calci piazzati valgono per gli altri, allora sono una nota di merito anche per Mourinho.

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