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Il momento della verità

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È questo il momento in cui la Roma deve fare la Roma; questo il momento in cui i Friedkin devono fare i Friedkin presentandosi in sede per chiedere a Pinto «cosa serve ancora?», «come possiamo dare una mano a Mourinho?». È questo il momento in cui Pinto, invece di ripetere che la squadra è da Champions, e non è così (di livello internazionale sono soltanto l’allenatore, Dybala, Pellegrini e Matic), deve garantire al tecnico un apporto di qualità, tollerato dall’Uefa, magari liberandosi senza obblighi di Shomu, Viña e Karsdorp; diverso è il discorso per Zaniolo. Da tempo i primi tre non hanno alcuno spazio, ma solo bisogno di ritrovare altrove sé stessi, minuti di gioco e valore. Anche per il bene finanziario della stessa Roma. Al contrario Nico è in grado di risultare ancora importante, se da qui al 31 non troverà un club disposto a mettere soldi per il suo cartellino. E se cambierà atteggiamento.

Occasione Champions

Il cinismo fa parte anche del calcio e la Roma, così come la Lazio e l’Atalanta, grazie alla superpenalizzazione della Juve, si ritrova all’improvviso nella condizione di poter seriamente puntare al posto Champions. Senza quel -15 ad Allegri le tre candidate avrebbero avuto pochissime possibilità di riuscita. È questo è il momento della verità, in cui Mourinho può tornare a considerare l’idea di restare un altro anno rinunciando a partire a giugno perché stufo di allenare “bambini” e “mangiare merda”. Di Roma è innamorato, della tifoseria è pazzo, alla squadra è visceralmente legato, ma di alcune cose che succedono in società ne ha piene le scatole. Non lo dice per rispetto, dovere e perché in carriera non ha mai attaccato pubblicamente chi lo pagava. Lui resta a lungo in silenzio, sopporta, lavora con l’energia e l’applicazione di sempre, ogni tanto una battuta, un post di alleggerimento, all’occorrenza mostra la faccia di merda e quando meno te l’aspetti saluta e se ne va. Rimpianto.

La sintonia tra Mou e Dybala

Nella Roma c’è qualcuno che da anni si sente più furbo degli altri, si ciba di simpatie, antipatie, odio e veleni, pensa che il nemico che s’è dato (e non lo è) non sappia, non abbia orecchie. Per quel tale verrà presto il momento della verità e saranno uccelli senza zucchero (la minaccia del cinese). La Roma davanti a tutto, sempre. Le simpatie personali non fanno punti. Né armonia. Spaccano. Senza Mou & Dybala (lui pratica un altro sport), che ormai sono la stessa cosa, questa Roma non sarebbe dov’è. Grande stima per tutto il gruppo, da Smalling a Abraham, passando per Mancini, Cristante, El Sha e i bambini. Loro, oltre alla testa e alle gambe, ci mettono sempre il cuore. Per la Roma e per José.

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