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Roma, Mourinho libero

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E se per una volta il calcio non punisse Mourinho? E se si dimostrasse più forte delle parole, soprattutto quelle pronunciate da un professionista che in più di vent’anni ad altissimo livello ne ha viste, sentite e anche subite di ogni colore? E se gli arbitri accantonassero finalmente la loro fastidiosa e antistorica suscettibilità affrancandosi da pressioni e provocazioni dirette e indirette? Ho seguito con attenzione la conferenza stampa - in italiano - del tecnico della Roma e ho apprezzato il fatto che non abbia chiesto scusa a Marcenaro: le scuse non erano dovute. Perché «non ho offeso nessuno» come ha precisato Mourinho prima di aggiungere che «non si dovrebbe parlare degli arbitri prima della partita». Una bellissima frase di Rumi recita così: «Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì». Il calcio offre quasi ogni giorno campi immensi e occasioni per misurare la qualità delle persone e dei professionisti: fare l’arbitro non è semplice, ma chi decide di intraprendere questa attività deve sapere a cosa e a chi va incontro. Deve possedere una personalità tale da permettergli di affrontare qualsiasi situazione e, soprattutto, di limitare fragilità, vulnerabilità.

Mourinho aveva parlato di stabilità mentale. Curiosamente, proprio nei giorni scorsi il Governo è tornato a considerare l’introduzione di test psico-attitudinali per l’ingresso in magistratura. È ovvio dire che l’arbitro è il giudice in campo e dunque consigliargli quei test. Ma in realtà la tecnologia Var è entrata a far parte della giustizia sportiva definendone nuove responsabilità. Sarebbe facile mandare a quel paese una macchina e invece, all’antica, resta un confronto fra uomini: Mou contro Marce; e il test è un altro, un test d’intelligenza. Mourinho è un uomo di cultura, persona non volgare, le sue reprimende - come i suoi mantra - han fatto la storia. Si ricavi da questo curriculum la sentenza. Assolto per palese capacità di intendere e volere. «Il vantaggio di essere intelligente - diceva Woody Allen - è che puoi fare anche lo stupido, mentre il contrario è del tutto impossibile».

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