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Souloukou, lady Roma: Friedkin punta sulla Ceo per la crescita del club

Braccio destro della proprietà, l’ex Olympiakos vuole un progetto sostenibile ma anche competitivo E i tifosi la vedono come un modello

ROMA - Lina Souloukou da quando è diventata Ceo del club, 330 giorni fa, si è presa la Roma sulle spalle gestendo direttamente gran parte degli aspetti economici, amministrativi e sportivi di un club che sta cercando di fare della sostenibilità un vero e proprio credo. In un calcio sempre più in perdita, ma al tempo stesso sempre più costoso, la dirigente della Roma in sinergia con la proprietà lavora per costruire un club competitivo sotto ogni aspetto. Riequilibrando le spese e i costi di gestione dell’azienda, perché è ormai assodato che le società calcistiche sono prevalentemente questo, ma al tempo stesso fissando l’obiettivo di migliorare i risultati di squadra, necessari per aumentare il blasone sportivo e i ricavi economici. A cominciare quindi dall’ingresso nella nuova Champions League che porterà nuovi introiti.

Souloukou e il calcio femminile

Lina Souloukou ha spazzato via la diffidenza di alcuni appena ha messo piede dentro il Fulvio Bernardini. Come? Nell’unico modo possibile, lavorando. E lo ha fatto allontanando anche gli ignobili pregiudizi sulla donna al potere in uno sport maschile. Che prevalentemente maschile non è più. Basti guardare a cosa stanno facendo le giocatrici della Roma Women in Italia e in Europa, e la sempre maggiore popolarità del calcio femminile in tutto il mondo. Solo pochi giorni fa il fondo d’investimento Mercury/13 - che punta a investire 100 milioni per allestire una multiproprietà nel calcio femminile - ha rilevato una quota di controllo del Como Women, club professionistico che milita in Serie A. «Il settore dirigenziale nel calcio, ma più in generale nello sport, è dominato dagli uomini - ha dichiarato pochi giorni fa Souloukou al Financial Times -. Ma non ho mai pensato a questo come a una barriera o a qualcosa che potesse rappresentare un problema».

Un esempio per il calcio

Adesso girando tra le vie della Capitale si possono vedere sempre più ragazze indossare la maglia giallorossa con dietro il nome di una delle loro beniamine: da Giacinti a Bartoli, poi Greggi, Giugliano e non solo. E capita di incrociare anche piccole tifose chiedere foto a Souloukou e aspirare a raggiungere i suoi stessi risultati. «Da grande voglio diventare una dirigente della Roma come lei». Parole dette tre giorni fa da una giovane tifosa all’aeroporto di Fiumicino mentre la Ceo si dirigeva insieme alla squadra verso l’entrata del Terminal 5 per volare a Firenze. Chi è troppo giovane per ricordarsi della gestione di Rosella Sensi, seconda presidente donna nel calcio italiano dopo Flora Viola, unire l’utile - una figura di spicco - al dilettevole - la squadra del cuore - non avrebbe prezzo. Soprattutto in un’epoca in cui gli stereotipi vengono pian piano spazzati via, ancora purtroppo lentamente, e la disparità di genere viene condannata sempre con più forza. E la figura di Lina Souloukou (ma non solo, nel calcio italiano ci sono anche Magda Pozzo all’Udinese e Rebecca Corsi nell’Empoli) è la dimostrazione che la competenza non ha genere.

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