"Cosa è per me la Roma? Un bel momento, in cui siamo tutti membri uguali di una grande famiglia .Ognuno può viverla a modo suo, chi tifandola, chi dedicandole una carriera, e chi scrivendo un libro come questo". Così Daniele De Rossi nel corso della presentazione del libro "Il grande romanzo della Roma" di Tonino Cagnucci.
De Rossi: "Quando sono diventato allenatore della Roma mio figlio ha iniziato a seguire il calcio"
De Rossi ha poi aggiunto: "Per dire cosa sia la Roma per me non esiste una parola, andremmo nel banale. Per ognuno di noi è parte costante della nostra vita, della sfera emotiva e per me anche lavorativa. Ci sono piazze simili alla nostra in questa visceralità, per noi è qualcosa talmente grande da scrivere un libro,. C'è un momento in cui non ci sono più classi sociali siamo tutti uguali nella stessa famiglia. Trovo bello che vengano fatti romanzi".
"Quando mi sono sentito più Romanista? Non lo so, è una cosa che viene da sé. Il bacio alla maglia nonostante io ci tenessi è diventato inflazionato, ci sono altri vari momenti che mi hanno attaccato alla Roma. Ho la moglie americana e i figli più americani che romani. Quando sono diventato allenatore della Roma mio figlio ha iniziato a seguire il calcio, l'ho visto orgoglioso e ho capito che stavo iniziando a trasmettergli quello che per noi è la Roma. Spero che rimanga per il futuro a prescindere da dove lavorerò".
De Rossi: "Di Bartolomei era un riferimento"
Poi un retroscena: "Ho provato a chiamare mio figlio Agostino, ma non era il turno mio: Di Bartolomei era un riferimento, per tutto ciò che non viene raccontato e che abbiamo la fortuna di sapere. Noi da dentro sappiamo chi è vero e chi no, per me contano i racconti di chi Ago l'ha vissuto. Nonostante io non l'abbia vissuto mi ha fatto sempre pensare che sarebbe stato grandioso conoscerlo. Ho dovuto correre per venire qui, mi sono un po' sopravvalutato e ho sudato".